“Don’t…misbehave!”

Foto personale

Un monito con tanto di dito puntato. Si, lui era Antonio Banderas protagonista di una di queste quattro camere del Mon Signor a Los Angeles.

Four rooms è un film girato nel 1995 da quattro registi diversi e il portiere di questo sgarruppato hotel è Tim Roth (Ted). Pellicola ironica, sadica, e spettacolare che riguarderei mille volte. Sono presenti anche altri attori molto famosi e il regista dell’ultima storia è il buon Quentin.

Nel film, Banderas interpreta un padre che lascia i due figli in camera, sotto la supervisione di Ted il facchino, per godersi la notte di San Silvestro in compagnia di sua moglie: uscendo ripete ai figli la frase “don’t misbehave!” (non comportatevi male!), cosa che ovviamente i due piccoli mostri non ascolteranno minimamente.

Mi è rimasta impressa questa scena, perché è una cantilena che in casa mia veniva ripetuta ogni qualvolta si usciva, e quindi milioni di volte.

Alla luce di questa premessa, essendo diventata madre ed entrando in collisione con l’ambiente scolastico, mi torna in mente tutti i santissimi giorni.

Non sono una mamma apprensiva, niente ansia o cuscinetti protettivi o campane di vetro dove rinchiudere il pargolo per proteggerlo dalla qualsiasi: è giusto farli sperimentare, cadere, sporcare, ridere, piangere ecc…, ma su una cosa sono sempre stata irremovibile: l’educazione e il rispetto verso gli altri, che siano cose, persone o animali.

Ecco.

Ma dove cavolo sono finita, in una specie di universo parallelo?

Non so se sia una problematica comune, o di questi tempi, ma qui di educazione non se ne vede neanche l’ombra.

So già quale siano le obiezioni plausibili: sono bambini, è colpa del covid, sono i videogiochi che scatenano la violenza, sono maschi, le femmine piangono per niente, non ho visto niente, non c’ero e se c’ero dormivo.

Capite che a me, personalmente, dopo un po’ mi si chiude la vena e la mia calma zen va a farsi un giro in tangenziale in contromano.

Ci prendiamo una cacchio di responsabilità verso le azioni discutibili dei vostri futuri teppisti o sono stati cresciuti dai lupi in mezzo ai boschi? (che forse forse sarebbe andata meglio…)

Smutandamenti in cortile, violenze verbali da Marchese del Grillo “…io so’ io, e voi non siete un cazzo!”, ruberie, aggressioni in bagno, lezioni fatte sul pavimento della classe, urla continue e persistenti durante la lezione, lanci di qualsiasi cosa non sia loro, sgambetti ripetuti, battaglie di cibo in mensa e potrei continuare per pagine e pagine…

E no, non sto parlando delle scuole superiori, parlo della primaria.

Com’è possibile che i genitori non si pongano domande chiare tipo: “È colpa mia se il mio cucciolotto incendierá la scuola a nove anni?”

Non riesco nè a rassegnarmi, nè tantomeno a calmarmi verso questo menefreghismo ad oltranza, perché viene a cozzare contro di me.

Ormai, siamo arrivati al punto che sento frasi del tipo: “È la scuola che deve educare i figli…”

Ma cosa vi siete fumati?

Le insegnanti, che per dovere di cronaca hanno una pazienza infinita, (io non farei questo mestiere nemmeno tra mille anni, per una serie di motivi) devono istruire, insegnare, aiutare la crescita, ma l’educazione, il rispetto deve necessariamente arrivare dalle famiglie.

Non siete in grado di farlo? Avete figli con indole da serial killer di dinosauri o i vostri pulcini decapitano peluche che manco con la rivoluzione francese? Vedono mostri sanguinari, credono nell’apocalisse e pensano che gli insetti succhino il sangue?

Bene signori e signore, forse dovreste rivedere qualcosina nel vostro piano educativo, o magari incominciate a trattarli come bambini e bambine: il bollino rosso accanto ai programmi non è  una macchia di ketchup sulla televisione e la famosa mamma amica era una bellissima serie TV degli anni ’90.

Mi sono proprio rotta di sorbirmi le vostre mancanze, e vi assicuro che io non sono nata mamma anzi, non li ho mai sopportati i bambini, non mi fermo a vedere il nuovo nascituro in carrozzina e non sono mai stata baby-sitter: riconosco i miei limiti, però vivo e faccio vivere il mio mostriciattolo con una semplice regola:

LA MIA LIBERTÀ INIZIA DOVE FINISCE LA TUA

Non mi sarei mai sognata di dire ad una settenne: “impara a difenderti” e invece…

24 pensieri su ““Don’t…misbehave!”

  1. Pingback: Cari genitori… | Low Profile

  2. Quello che noto, da quando sono mamma, è che ci sono sempre troppi genitori che si preoccupano di non far cadere o sporcare i loro figli, piuttosto che educarli a saper stare al mondo e soprattuto in società.

    Anche a me non piace fare la chioccia, se ho ansia o preoccupazione cerco di tenerla dentro di me per non frenare i miei figli nelle loro esperienze, o almeno ci provo, visto che un pò di retaggio dell’educazione iper-protettiva che ho ricevuto ogni tanto si fa sentire.

    Ma sulle maniere educate ed il rispetto verso gli altri, che siano persone, cose, animali, piante, non transigo. A volte la gente mi guarda come se pensasse: che esagerata. Ma se i miei figli si comportano in maniera maleducata o irrispettosa o pericolosa per loro o gli altri, mi fa un baffo il giudizio della gente, io devo intervenire. Se no che ci sto a fare? A mettere un cerotto su un ginocchio sbucciato siamo bravi tutti, ma impegnarsi affinché un giorno i nostri figli siano brave persone, quello è il compito più nobile di un genitore, secondo me.

    So già che combatterò presto anch’io i miei mulini a vento, pazienza. E’ il destino delle mosche bianche. A presto 🙂

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  3. Mio figlio ora ha 19 anni, ma durante gli anni e delle medie ho davvero capito quanto la maleducazione sia dilagante, sia tra i ragazzi che – specialmente – tra i loro genitori.
    Quando mio figlio venne preso di mira, e gli vennero fatti dei torti evidenti, solo un genitore si mosse riconoscendo l’errore del figlio, altri negarono tutto ed anzi un paio – dopo le mie rimostranze – agirono e risposero con infinita arroganza, mettendo a disagio mio figlio che – notare – il torto lo aveva subito.
    Ma la maleducazione ormai è ovunque, anche nei posti di lavoro. Difficile farci l’abitudine, ma combatterla ci fa sembrare tutti dei Don Quixote.

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  4. I figli emulano i genitori e le persone che gravitano nella loro vita. È una lotta continua, perché è un momento il passare dal gioco alla maleducazione. Anche in situazioni apparentemente semplici da gestire. Il covid sicuramente ha diviso le persone, le ha allontanate e tutti chi più chi meno hanno pagato e pagano un prezzo alla pandemia. Ma è anche vero che ai bambini oggi si perdonano cose quando io ero piccola non sarebbero mai state minimamente gestite col beneficio del dubbio.

    Essere genitori è un lavoro. Io non voglio difendere i genitori manchevoli, ci mancherebbe, ma anche loro probabilmente soffrono una sorta di stress che ripercuotono sulla bonarietà del finché non fai nulla di grave va tutto bene.

    Ecco è quel finché che crea problemi all’educazione. Io spesso vengo tacciata di esagerata nei confronti di mia figlia e del modo di comportarci in sua presenza, però il mio essere esagerata (secondo altri), spero sia fonte di un comportamento educato e a modo quando lei sarà grande. Di strada davanti a noi ne abbiamo molta.. spero che stiamo seminando bene. Come dico sempre questi risultati si vedono sulla distanza 🤞

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    • La penso esattamente come te. Permettere determinati comportamenti non è mai un bene, perché i bimbi hanno bisogno di paletti e soprattutto non ledere gli altri. Si perdona tutto agli scalmanati, che a forza di esserlo non vengono richiamati, né tantomeno puniti a discapito di chi è solo vivace, come un bimbo.

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  5. I bimbi non hanno colpa, sono i genitori che sono diseducativi e purtroppo è un fenomeno in crescita negli ultimi anni, in qualche commento addietro ne avevamo già parlato noi due, sai cosa ci vorrebbe? Dovrebbero andare certi tenutosi a scuola, si ja di educazione, così saprebbero insegnarla ai loro figli!!!

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    • Esattamente. Una volta, nelle grandi riunioni di famiglia, c’era il tavolo dei piccoli e quello dei grandi proprio perché i bimbi devono essere tutelati dalle cose che ancora non hanno gli strumenti per capire. Poi, succede che le ripetano a pappagallo senza inserirle nel contesto giusto.

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  6. C’è qualcuno che ha detto che il mestiere del genitore è come quello del cuoco: ci si fa un mazzo così e poi il proprio lavoro se lo godono gli altri. Lo sappiamo tutti, la vita si è complicata col passare degli anni (o lo è sempre stata), e in questi tempi dove marito e moglie lavorano, dove ogni tanto anche loro si vogliono godere una giornata di meritato relax (vedi il film che hai citato) l’acqua passa sotto i ponti inarrestabile e i figli crescono più in fretta di quello che pensiamo. Ritornando al mestiere del genitore, è sicuramente quello più difficile, che cosa co vuoi fare, tu riesci a prendere la direzione giusta, mentre altri non cercano neppure le scuse: danno sempre la colpa alla società…

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    • Guarda, ognuno a casa sua può fare ciò che meglio crede, ma quando incroci la vita degli altri, perché è inevitabile, dovresti sempre avere riguardo. Non ce l’hai? Ad azione corrisponde reazione, e non sarà sicuramente gradita.

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