Tè dell’anima mia…🫖

Ho iniziato a bere il tè in giovane età, per colazione e nei pomeriggi freddi, d’inverno.

Il supermercato aveva un’ampia scelta, ma non sono mai stata amante delle bustine: troppo polverose e poco sapore.

Più crescevo e più andavo alla ricerca di incroci strani, assaggiando qualsiasi cosa che trovavo iniziando a farmi un certo gusto personale.

Erboristerie, negozi di commercio equo solidale mi hanno spinto verso un mondo sconosciuto e fatto di tè, tisane di una qualità superiore, dei colori diversi, dei profumi inebrianti.

In media, durante una giornata consumo dall’ uno ai due litri di bevanda al giorno, tutti i giorni e in ogni stagione.

Ho trovato amiche che avevano la mia stessa passione di sperimentare e ci sono stati scambi intensi, degustazioni, recensioni.

È la mia coccola quotidiana, soprattutto quando scrivo, e posso con una placca usb (regalata da una mia cara amica) mantenere la temperatura della tazza costantemente calda.

Quando vado in giro ho la mia tazza di bambù da asporto che non mi abbandona mai.

Tè nero, bianco,rosso, verde…non sono razzista e bevo di tutto, l’importante che sia di qualità e che mi appaghi il palato.

Non posso farne a meno. La teina è come una droga…

Sicuramente la cerimonia del tè è un’altra cosa dalla mia consumazione, ma sono nata nella parte di mondo dove non è tradizione, però seguo religiosamente i minuti di infusione per gustarlo al meglio.

L’amore è l’amicizia non si chiedono come l’acqua, ma si offrono come il tè.

Liste & playlist non pervenute…

È tempo di liste? È il 5 gennaio, quindi non è più tempo!

L’unica lista che compilo per problemi di memoria è sicuramente quella della spesa: corta, rapida, quotidiana.

Per tutto il resto non sono brava, ma nemmeno a fare lo schema temporale di un libro mentre lo scrivo: zero.

Come si fa a racchiudere “i tuoi migliori 10…”? In una vita mediamente vissuta con intensità hai letto una grande quantità di libri, ascoltato musica, viaggiato, visto mostre, film e documentari, cambiato look, colore dei capelli, città, case e paesaggi.

Tutto concentrato in 10 cose, mi sembra riduttivo.

Forse sono io che ho dei problemi a “recintare” i generi, a mettere paletti.

Prendiamo i libri per esempio, mio grandissimo amore, non leggo ibook perché lo schermo mi rende ostile la lettura, ma i miei 10 preferiti non esistono: avrei caratterische di uno che amo di più e sensazioni di un altro, la trama o il finale che ti commuove, frasi che ti segnano…come fai a sceglierne solo dieci? Impossibile!

La varietà della bellezza è un mondo sconfinato e soggettivo: più cose respiri e assimili, più i gusti si modificano, mutano.

Ciò che qualche anno fa era meraviglioso, magari adesso non ti piace più e viceversa.

So che “the best of…” aiuta notevolmente le ricerche di mercato, la produzione, ma possiamo scoprire qualcosa anche da soli o dobbiamo essere imbeccati su tutto?

Già c’è la pubblicità che condiziona e invoglia a possedere il superfluo però, non tutto può essere vendibile a tutti e le sensazioni non possono essere commercializzate…per il momento.

Bisogna sempre mantenere costante la curiosità, quella dei bambini con i loro “perché” a raffica e forse, dico forse, non avremmo necessità di liste.

Ci sono persone che usano il famoso schema “PRO e CONTRO” per prendere decisioni, perché dubbiosi sul da farsi. Lo trovo inutile: se non sei certo, e per opera di autoconvincimento usi questi stratagemmi, in cuor tuo sai che la risposta ce l’hai già.

Musica, cucina, abbigliamento, taglio di capelli, colore delle pareti di casa, giochi, libri, accessori, stilisti, scrittori, i nuovi ricchi, i vecchi poveri…sempre solo 10 come le dita delle mani.

Non cataloghiamo anche la bellezza, please!

Mistiche vibre & Co.🖤

Il mio anno incomincia quasi sempre con l’ozio più totale: il primo gennaio cerco di fare il meno possibile passando da letto a divano e viceversa: leggo, scrivo, mangio…sopravvivenza.

La partenza effettiva è il 2 di gennaio con un rito vecchio come me: l’acquisto del quotidiano cartaceo e un posto tranquillo dove poterlo leggere con qualcosa da sorseggiare. Adesso, con l’internet è sufficiente digitare e ti si apre qualsiasi notizia online, ma la carta è differente: fa parte della famosa “lentezza”.

Compero la Repubblica che ha un sacco d’inserti interessanti e l’Espresso…ovviamente degustibus!

Ho letto un interessante articolo di Gabriele Romagnoli che amo sia come giornalista che come scrittore, scoperto grazie a “solo bagaglio a mano”, letto per caso, ma adorato subito, come tutti gli altri suoi libri.

Il pezzo parlava di come, in questi anni, tutte le idee, i cervelli, si siano atrofizzati, che la vecchiaia dei brillanti pensatori e inventori, non abbia passato il testimone a nessuno di fresco, o propositivo e siamo fermi: quasi in retrocessione.

La paura? Mah!

L’assenza di contenuti? Forse.

Ma siccome è il 2 di gennaio sono in espulsione tossine cerebrali e fisiche ho la mente in pausa.

Una delle altre rare attività che ripartono qui a casa il due è la sistemazione libri sul comodino, perché si mettono via i regali scegliendo ciò, che verrà letto prima accanto al letto, e quello che riposerá in libreria.

Non poteva mancare, nelle ore bislacche trascorse lo svuotamento della borsa usata quotidianamente a cui dedicherò un post esclusivo.

Tutto ciò che è squisito matura lentamente.  Arthur Schopenhauer

Happy new year?

Ieri sera, con un ballon di negroamaro tra le mani riflettevo sui “buon anno” che sarebbero piovuti da lì a poche ore dalle persone care.

Ogni anno ci crediamo, è un passo importante scavallare questa transenna con felicità, ma le aspettative su un qualcosa di astratto sono sempre pericolose.

È come se, dopo una lunga camminata in salita, passassimo lo zaino della sopravvivenza a qualcun’altro, al nostro compagno di scalata.

Delegare ad un concetto il nostro benessere psicofisico non è sano. Cosa si può fare, allora?

Riprendiamoci il nostro zaino e trasportiamolo noi, perché è solo nostra responsabilità il nuovo modo di vivere, di approcciarsi alle difficoltà tenendo accanto il più possibile le gioie e le persone che gioiscono con noi, allontanando chi rema contro, chi ha invidia per i tuoi piccoli traguardi e ti guarda come se non avessi fatto niente.

La vita è una serie di viali, viuzze, vicoli ciechi, salite e discese: sta noi scegliere il passo, il tempo, le pause, se tornare sui propri passi o abbandonare la strada comoda senza buche, per percorrere una stradina stretta, un pochino in penombra.

Ogni tanto l’incertezza paga.

Lasciamo la sicurezza per il brivido della scoperta usando l’ansia come lucina che si accende quando un qualcosa è nuovo, difficile, ma appagante alla fine della strada.

Cosa più importante di tutte: amatevi, perché siamo bisognosi di sicurezze personali, di forza emotiva.

Amatevi, ancora prima di amare…sempre!

A testa alta!

Mancano una manciata di giorni alla fine dell’anno, e ognuno di noi ha riti scaramantici per buttare il vecchio accogliendo al meglio il nuovo anno.

Non tutti, eh! C’è anche chi tra 31 e 1 non fa neanche una piega e prosegue un giorno dopo l’altro senza fare attenzione, se non fosse per il cambio di calendario o agenda.

Io sono una via di mezzo, ma quest’anno mi concentrerò di più del solito sulla chiusura del 2021.

Molte cose non mi sfiorano, altre le ignoro, ma quelle persone che ti inquinano l’aura vanno proprio eliminate.

Partirò dal solito giro di rubrica del telefono lasciando i numeri utili e indispensabili, cancellando senza pietà il resto.

Mi dispiace essere così drastica, ma la vita lo è.

Chi non ha avuto riguardo dei miei sentimenti, chi mi ha usato e poi accantonato, chi cospira alle mie spalle senza nemmeno troppo “alle mie spalle” è da togliere. Certo, sono stata stupida io a voler sempre dare un alibi, una motivazione a comportamenti poco corretti, a fare della beneficenza, ma poi torno nella mia e fine.

Nel mio piccolo mondo privato, fortunatamente, ho chi mi vuole bene e da tanto tempo.

Non c’è sicurezza più importante per me!

Se tutti eliminassero le loro scorie ristagnanti nell’anima, e senza troppi giri di valzer inutili, si risparmierebbero dei grandi mal di testa e zavorre che appesantiscono le giornate.

Senza rancore, eh! Qui non sei più persona gradita: trovati qualcun’altro a cui accollare i tuoi problemi sperando che te li risolva, rubare tempo e energie altrui, sparlare di tutti credendo di essere super!

Gli ultimi dieci anni sono stati camaleontici, a sprazzi ridicoli, terrificanti e divertenti, ma il 2021 è stato diverso per me: lento, introverso, timido, a volte impacciato…non è mai partito, come fermo in discesa.

Non ho aspettative di nessun genere verso l’anno che verrà e ho solo una certezza: sarò pronta, qualsiasi cosa succeda e affronterò tutto a testa alta!

Liste dei buoni propositi mai compilate: tanto non li mantengo. Il nome del mio blog è la mia filosofia di vita: basso profilo e soprattutto “volare basso e schivare i sassi”, sempre.

…COMUNQUE VADA SARÀ UN SUCCESSO!

Home sweet Home

Ho sempre amato la parola “home”: il suono e il significato, perché è diversa da house.

Tutti, bene o male viviamo in una casa: bella, fatiscente, con pochi mobili, da tinteggiare, in affitto o mutuo, con dei vicini o sperduta fra le montagne, ma a volte non è propriamente “home”.

Le motivazioni per cui un rifugio, un posto sicuro dove deporre le armi sullo svuota tasche e camminare a piedi nudi, diventa house anziché home possono essere infiniti: coinquilini insopportabili, la paura della solitudine, genitori rompipalle, insonnia da rumore, vicini discutibili.

Da quando ho lasciato la casa dove sono nata e cresciuta come scatto di crescita personale, qualsiasi scatola con tetto e mattoni è sempre stata “home”, e non potrebbe essere altrimenti.

Sento l’esigenza di poter rimanere in un posto solo se mi sento a mio agio e libera: alcune volte ci sono situazioni a cui non ci si può proprio sottrarre, quindi stringo i denti e non appena arrivata a casa mi rilasso…sono salva!

Ho uno stile non minimal, quindi per ogni trasloco fatto, la quantità di cose riportate era sempre in aumento, ma per me erano ricordi insostituibili e mi sembrava giusto che abitassero con me.

Non sono un’accumulatrice seriale, e cerco sempre di riciclare prima, e buttare poi, ma sono sempre oggetti con una storia, un passato, un ricordo di chi me lo ha regalato, dove, quando e perché. Hanno un’anima, perché è un frammento di mia vita condivisa con qualcuno di importante, che magari non c’è più o è lontano, e mi vuole bene.

Non parlo solamente di fotografie, libri o lettere, ma di piume, foglie secche, biglietti di treno o di concerti, scatole, foulard, quadri, penne, bottiglie di vino vuote, flyer di manifestazioni, perline di collane rotte in mezzo alla strada, sfere di cristallo, candele.

Lontano dagli occhi, ma mai dal cuore.

Ogni home che ho avuto da sola o condividendola è stato il porto sicuro per tutti i miei cari, non solo per me: nessuno ha mai avuto soggezione o imbarazzo acclimatandosi subito e usandola quando la vita non dava tregua, molte volte anche quando io non c’ero.

Chi ti conosce non ha bisogno di ordine maniacale e la cena pronta, ma solo di un bicchiere con qualcosa di forte e del silenzio interrotto solo dalle vostre risate o dai suoi singhiozzi o dai tuoi: toglie giacca, scarpe, armi e si lascia andare ad occhi chiusi sapendo che tu sei pronta a prenderl* senza lasciarl* cadere…

Senza parole!

Rifletto sempre su ciò che mi circonda, ma soprattutto su chi ho attorno.

Non sono mai stata una persona facile da prendere, da gestire, da amare, ma chi si è avvicinato timidamente a me, senza giudizi o preconcetti poi, non mi ha più lasciato.

Non perché io sia speciale, semplicemente perché so amare tantissimo senza mettere paletti, sono sempre disponibile al confronto senza però cercare di farti cambiare idea: possiamo rimanere delle nostre opinioni divergenti, ma essere amici lo stesso.

Da giovane ero molto più intransigente e c’era solamente il bianco e il nero. Crescendo ho appreso che esistono sfumature differenti e che bisogna rispettare anche queste.

Di primo acchito sembro stronza, sempre, ma se guardi bene e non ti fai intimorire dal mio sguardo o dal mio look total black, potrei stupirti.

Ho avuto delusioni talmente grandi dai bipedi (in special modo nella sfera femminile) che qualsiasi altra persona avrebbe dato doppia mandata alla porta senza permettere a nessuno di entrare, ma io no. Cerco di vedere del buono anche se dalla puzza non sembrerebbe.

Quello che proprio non sopporto sono i volta faccia, le meschinità, le bugie dette alle spalle, perché se ti rimangono delle nocine rinsecchite che chiami attributi, affrontami: come dicono a Roma “viemme sotto”.

Le cose riportate da chi ti vuole mettere in cattiva luce in una cerchia ristretta di persone per ingraziarsi qualcun’altro sputtanandoti o dicendo malignità, ha sempre vita breve, e sicuramente ti guarderò dal bordo della fossa che ti stai scavando ridendo di gusto.

Poi, ci sarà la fase successiva: la vendetta.

Non avendo mai fretta, tu ti sarai già dimenticat* di me, ma io ricordo benissimo tutto, e quando ti sentirai al sicuro, e lì che deve tremarti l’elastico delle mutande!

Sarebbe tutto molto più semplice se ognuno di noi affrontasse le chiacchiere da shampista divulgate e andasse a chiedere: ognuno deve essere responsabile delle proprie parole e delle azioni commesse.

Ma no, è più facile ridere alle spalle, farsi gioco di chi diventa il tuo bersaglio, il giochino che riempie le tue giornate vuote e afone.

Sappiate che, io vi vedo, anche se non sembra, percepisco i vostri sguardi, vi sento bisbigliare: non mi frega assolutamente nulla di voi, di ciò che pensate, di cosa dite, di come lo dite e a chi, perché se le vostre cattiverie vengono ascoltate e soprattutto credute, siete fatt* della stessa pasta.

PIÙ PICCOLA È LA MENTE PIÙ GRANDE È LA PRESUNZIONE ESOPO

Libero arbitrio

Il libero arbitrio è un concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona ha il potere di decidere gli scopi del proprio agire e pensare, tipicamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta ha origine nella persona stessa e non in forze esterne. 

Amo queste due parole insieme e adoro possederlo. Le costrizioni sono un peso ingombrante da portare, sia fisicamente che mentalmente, ma non è sempre possibile decidere in totale libertà, senza suggestioni esterne, perché viviamo in una comunità: tante teste, tante opinioni.

Il libero arbitrio è un periodo che se la passa male, lo vedo maltrattato e schiacciato da un moltitudine di situazioni difficilmente affrontabili.

Risorgerá come la fenice? Solo il tempo ce lo dirà!

Nel frattempo che aspettiamo la rinascita cerchiamo di tenerci allenati, e prendiamo decisioni non facendoci travolgere dal volere altrui. Pensiamo di più con la nostra testa, reagiamo al torpore cerebrale che avvolge questi anni.

Mi capita spesso di pensare agli influencer: com’è possibile che il mio stile nel vestire, nell’acconciatura, nel pensare venga solo minimamente influenzato da qualcuno che nemmeno conosco?

Per me resta un mistero.

Siamo esseri pensanti, no? E allora usiamo il cervello senza bere tutto come oro colato.

Capisco le mode, capisco il make-up, ma il resto dovrebbe essere potere decisionale dell’individuo.

Ogni post che leggo trovo sempre nei commenti chi si schiera da una parte o dall’altra senza realmente informarsi: …solo perché l’ha detto Tizio o Brunilde.

A forza di non far girare le rotelline autonomamente, queste si bloccano.

Non c’è più quel profumo di tempesta ideologica per strada, di rivoluzione, di lotta e ideali. È tutto un trascinarsi e vivere in funzione del pensiero di altri.

Sono leggermente preoccupata!

Anni di manifestazioni, occupazioni, proteste ed è tutto spazzato via dagli influencer, dagli opinionisti, da chi ha sempre la risposta pronta per ogni quesito.

Voglio il silenzio. Mi serve come l’aria, e invece c’è sempre un brusio di fondo che m’innervosisce.

È proprio questa eredità sterile di concetti che vogliamo lasciare alle nuove generazioni?

“Mi piacciono le persone che dicono quello che pensano, e soprattutto mi piacciono le persone che fanno quello che dicono!” Mafalda

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A caval donato…

Tempo di regali!

Penso non ci sia una via di mezzo: ami o odi fare cadeaux, poi c’è un sottogruppo che ama farli ma non nelle feste comandate e qui si apre il dibattito.

Alcune volte, l’obbligo a dover ricambiare ci porta a comperare cose inutili, senza valore sentimentale per noi o per chi le riceve, solo per sbrigare il compitino e contraccambiare facendo apparire la famosa stanza dei “regali orrendi” e nemmeno così tanto riciclabili: se ri-regali qualcosa di terribile a qualcuno, perlomeno che ti stia un pochino sulle balle!

Poi c’è il mio dramma personale: fare i pacchetti. Lo so che è un’arte anche quella, perché ci sono veri e propri tutorial che spiegano come confezionare regali di qualsiasi forma, dimensione e grandezza, ma per la mia scarsa abilità e dimestichezza col tema, dovrebbero essere tutti rettangolari: i libri mi vengono bene, non benissimo. Il resto è tutto un agglomerato informe con scotch ovunque.

L’importante è conoscere i propri limiti.

E quando scarti un pacchetto e ti hanno regalato un completo cuffia e sciarpa rosa maialino? Quale sarà la tua faccia? È da quasi tutta la vita che ti vesti di nero…

Ecco che entra in campo “a caval donato non si guarda in bocca”: ringrazi, accenni una smorfia simile al sorriso di Frankenstein e mentalmente pensi a chi lo puoi rifilare.

I regali si accettano sempre, ma chi ti pensa mentre lo sceglie, ti conosce veramente?

Eppure lo pensavi, o ci speravi.

Nel dubbio, non regalate niente o state sul vago: alcol, libri, cibo sono sempre ben accetti.

Paure,Psicosi, Scaramanzia, Manie & Co.

Da piccini, (almeno quelli della mia generazione) il deterrente più gettonato per paralizzarci e non farci fare cose era “l’uomo nero”: questa losca figura nascosta nel buio che veniva nominata da genitori e nonni ad oltranza.

Crescendo, abbiamo scoperto che non esisteva, ma qualcuno di noi ha ancora paura dell’oscurità e dorme con la luce accesa.

Traumi infantili ne abbiamo?

Trovo che la paura dell’ignoto in qualsiasi forma, per molti sia castrante, mentre ad altri dà una scarica di adrenalina talmente goduriosa da renderli dipendenti, perché è una droga potente: fu così che furono creati gli sport estremi o qualsiasi cosa pericolosa procuri quella sensazione.

In soldoni: ti puzza la vita, eh!

Affrontare situazioni nuove, prove difficili ci può spaventare, e se a questo si aggiunge la cara vecchia amica ansia, è un delirio!

Non credo ci sia una formula alchemica che possa sconfiggere l’ansia da prestazione, se non un paio di shot con dentro tequila.

Allora che si fa?

Ci si butta, anche senza rete: se va bene, si cade in piedi, se va meno bene sono facciate a terra, e ci si ritira in un religioso silenzio a curarsi le ferite.

Possiamo però giocare una vecchia carta che non passa mai di moda: la scaramanzia o le manie in ordine sparso.

La cravatta portafortuna per i colloqui, camminare senza pestare le righe delle mattonelle, aprire o chiudere le porte contando il numero di volte con cui si tira su e giù la maniglia, non salire sulle grate della ventilazione, non prendere l’ascensore, fare un risvolto alla manica di un indumento quando s’incontra qualcuno che pensiamo possa guardarci di mal occhio: a ognuno il suo!

Chi non ha un gesto scaccia negatività?

Carro funebre vuoto o pieno, gatto nero che attraversa la strada, specchio rotto, non passare sotto le scale, rovesciamento di sale o olio, ecc…

Il Sardegna viene regalato un braccialettino intrecciato di colore verde con aggancio in oro, da allacciare al braccino sinistro del* neonat* per proteggerl* dal malocchio.

È retaggio culturale, dipende dalle nostre origini, dalle pratiche che usavano i nostri nonni o la famosa zia, che con paroline e gesti antichi come il mondo “ti segnava” per toglierti quel mal di testa che non passava.

Tutto comunque lecito,e ci si può credere o meno, ma sicuramente male non fa e la psiche ne guadagna autoconvincendosi di essere in qualche modo schermati da quella parolina che è meglio non nominare: m…….o!

Ah, dimenticavo…oggi è VENERDÌ 17!

Grattatina?