Adesso…o mai più!             [- 21 giorni]

Copertina del mio libro

Mancano esattamente 22 giorni alla fine della campagna di crowdfunding in cui vi ho fatto conoscere “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”.

I 100 giorni a mia disposizione stanno per finire e vi spiegherò cosa succederà dopo: non avendo raggiunto le 200 copie prestabilite, il libro verrà stampato o mandato in versione e-book solo a chi ha fatto il preordine a dicembre.

In questo lasso di tempo il romanzo verrà editato da Bookabook, stampato e spedito.

Non ci sarà alcuna distribuzione nelle librerie e sparirà (almeno per un po’).

I diritti del mio libro torneranno a me è sarò io a deciderne la sorte.

Quindi, se vi ha incuriosito, se vi ha toccato particolarmente e siete indecisi, avete 22 giorni per pensare se preordinarlo o no.

Non è una spinta ad acquistarlo.

Faccio chiarezza, come sono abituata a fare.  

Ringrazio tutti quelli che si sono addentrati nella lettura della bozza non editata, che ho messo a dispozione dopo il preordine, chi mi ha dato fiducia e lo leggerà a dicembre, chi si è fatto intrigare, e chi si è sentita un po’ Penelope e a volte Emma.

Il link per il preordine:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Lascio il link di alcuni estratti pubblicati in questi giorni:

Sempre… Low🖤

Che cosa ho fatto in tutto questo tempo?

Torno indietro veloce e scorro tutto quello che ho fatto.

Parole con musica che profumano di vita vissuta, senza sprecare nemmeno un minuto…

Ho preso qualche treno, qualche nave
Qualche sogno qualche tempo fa
Seguendo un’intuizione e poi sono tornato qua
Coi miei bagagli a mano su per tutte queste scale
Scalciando contro il cielo, scavando sul fondale
Senza pensare a ciò che ho perso nel tragitto
Tenendo stretto il meglio di me stesso che non ho mai scritto
Ringhiando al buio contro una parete
Grattando via la quiete
Saltando giù nel vuoto senza rete
A picco nell’imbuto
Dritto nel conflitto, perché so che si rialza solo chi è caduto
Noodles, e chi si ferma è perduto
Non torna indietro neanche un minuto
Neanche uno sputo di ciò che non ho detto
Di quando non ho fatto
Cercando nel silenzio il mio riscatto
Chiedendo più tempo al tempo o un senso
Qualcosa che fosse vero e non andasse perso
In mezzo a questo panico dove nessuno ascolta
E ognuno ha la sua recita
E ognuno pensa alla sua svolta
Nessuno che si volta mai ad aspettarti e da ‘ste parti
Se ho lasciato è stato solo per salvarci
E non tradirci e ritrovarci
Liberi e lontani da lucchetti e catenacci
Forti anche contro la corrente
(Eh sì) Pronti a giocarci tutto
Sennò la vita è niente

Noodles
E chi si ferma è perduto
Non torna indietro neanche un minuto
Neanche un minuto
E chi si ferma è perduto
Non torna indietro neanche un minuto

Eh sì, Noodles
E chi si ferma è perduto
Non torna indietro neanche un minuto
Neanche un minuto
E chi si ferma è perduto
Ma so che si rialza solamente chi è caduto

Ho fatto er core pietra
E ho riempito la faretra
Perché il tempo non aspetta e non arretra
Nessuna pietas
Non vengo per nessun bottino in questa terra di banditi
I giorni hanno ammazzato pure i più astuti, Noodles
Battiti del cuore, sfido pure la pressione
Vivendo in fretta questo tempo e cancellando il nome
Perché la sfida con la vita ì in mezzo alle persone
E conta quello che hai lasciato, capito come?
Vivendo e consumandomi ho perduto le mie tracce
Gli estranei differenti nelle loro facce
Col freddo della vita che toglie il respiro
Ho costruito bunker pe’ arriva’ al mattino
Vivo certe volte sulle punte pe’ vede’ lontano
Altre volte piedi a terra per quello che amo
E se tutto fosse invano?
Gelo come Jack dentro il labirinto con un ascia in mano

Noodles
E chi si ferma è perduto
Non torna indietro neanche un minuto
Neanche un minuto
E chi si ferma è perduto
Non torna indietro neanche un minuto

Home sweet Home

Immagine personale

Ho sempre amato la parola “home”: il suono e il significato, perché è diversa da house.

Tutti, bene o male viviamo in una casa: bella, fatiscente, con pochi mobili, da tinteggiare, in affitto o mutuo, con dei vicini o sperduta fra le montagne, ma a volte non è propriamente “home”.

Le motivazioni per cui un rifugio, un posto sicuro dove deporre le armi sullo svuota tasche e camminare a piedi nudi, diventa house anziché home possono essere infiniti: coinquilini insopportabili, la paura della solitudine, genitori rompipalle, insonnia da rumore, vicini discutibili.

Da quando ho lasciato la casa dove sono nata e cresciuta come scatto di crescita personale, qualsiasi scatola con tetto e mattoni è sempre stata “home”, e non potrebbe essere altrimenti.

Sento l’esigenza di poter rimanere in un posto solo se mi sento a mio agio e libera: alcune volte ci sono situazioni a cui non ci si può proprio sottrarre, quindi stringo i denti e non appena arrivata a casa mi rilasso…sono salva!

Ho uno stile non minimal, quindi per ogni trasloco fatto, la quantità di cose riportate era sempre in aumento, ma per me erano ricordi insostituibili e mi sembrava giusto che abitassero con me.

Non sono un’accumulatrice seriale, e cerco sempre di riciclare prima, e buttare poi, ma sono sempre oggetti con una storia, un passato, un ricordo di chi me lo ha regalato, dove, quando e perché. Hanno un’anima, perché è un frammento di mia vita condivisa con qualcuno di importante, che magari non c’è più o è lontano, e mi vuole bene.

Non parlo solamente di fotografie, libri o lettere, ma di piume, foglie secche, biglietti di treno o di concerti, scatole, foulard, quadri, penne, bottiglie di vino vuote, flyer di manifestazioni, perline di collane rotte in mezzo alla strada, sfere di cristallo, candele.

Lontano dagli occhi, ma mai dal cuore.

Ogni home che ho avuto da sola o condividendola è stato il porto sicuro per tutti i miei cari, non solo per me: nessuno ha mai avuto soggezione o imbarazzo acclimatandosi subito e usandola quando la vita non dava tregua, molte volte anche quando io non c’ero.

Chi ti conosce non ha bisogno di ordine maniacale e la cena pronta, ma solo di un bicchiere con qualcosa di forte e del silenzio interrotto solo dalle vostre risate o dai suoi singhiozzi o dai tuoi: toglie giacca, scarpe, armi e si lascia andare ad occhi chiusi sapendo che tu sei pronta a prenderlo senza lasciarlo cadere…

Solo per oggi, uno sconto dedicato…

Solo per oggi e fino a mezzanotte se volete preordinare il mio libro c’è un codice sconto dedicato: MAGGIO15.

Mancano una manciata di giorni alla fine della campagna di crowdfunding e ringrazio chi sta continuando a preordinare il mio libro, chi sta leggendo la bozza integrale non editata, e mi lascia  commenti gentili, suggerimenti ed emozioni personali.

Penelope & Emma ringraziano!

Vi lascio a disposizione il link per il preordine:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Se volete approfondire con gli estratti, eccoli qua:

Grazie a tutti!

Vostra Low🖤

Paure,Psicosi, Scaramanzia, Manie & Co.

Immagine personale “su coccu” amuleto sardo

Da piccini, (almeno quelli della mia generazione) il deterrente più gettonato per paralizzarci e non farci fare cose era “l’uomo nero”: questa losca figura nascosta nel buio che veniva nominata da genitori e nonni ad oltranza.

Crescendo, abbiamo scoperto che non esisteva, ma qualcuno di noi ha ancora paura dell’oscurità e dorme con la luce accesa.

Traumi infantili ne abbiamo?

Trovo che la paura dell’ignoto in qualsiasi forma, per molti sia castrante, mentre ad altri dà una scarica di adrenalina talmente goduriosa da renderli dipendenti, perché è una droga potente: fu così che furono creati gli sport estremi o qualsiasi cosa pericolosa procuri quella sensazione.

In soldoni: ti puzza la vita, eh!

Affrontare situazioni nuove, prove difficili ci può spaventare, e se a questo si aggiunge la cara vecchia amica ansia, è un delirio!

Non credo ci sia una formula alchemica che possa sconfiggere l’ansia da prestazione, se non un paio di shot con dentro tequila.

Allora che si fa?

Ci si butta, anche senza rete: se va bene, si cade in piedi, se va meno bene sono facciate a terra, e ci si ritira in un religioso silenzio a curarsi le ferite.

Possiamo però giocare una vecchia carta che non passa mai di moda: la scaramanzia o le manie in ordine sparso.

La cravatta portafortuna per i colloqui, camminare senza pestare le righe delle mattonelle, aprire o chiudere le porte contando il numero di volte con cui si tira su e giù la maniglia, non salire sulle grate della ventilazione, non prendere l’ascensore, fare un risvolto alla manica di un indumento quando s’incontra qualcuno che pensiamo possa guardarci di mal occhio: a ognuno il suo!

Chi non ha un gesto scaccia negatività?

Carro funebre vuoto o pieno, gatto nero che attraversa la strada, specchio rotto, non passare sotto le scale, rovesciamento di sale o olio, ecc…

Il Sardegna viene regalato un braccialettino intrecciato di colore verde con aggancio in oro, da allacciare al braccino sinistro del neonato per proteggerlo dal malocchio.

È retaggio culturale, dipende dalle nostre origini, dalle pratiche che usavano i nostri nonni o la famosa zia, che con paroline e gesti antichi come il mondo “ti segnava” per toglierti quel mal di testa che non passava.

Tutto comunque lecito,e ci si può credere o meno, ma sicuramente male non fa e la psiche ne guadagna autoconvincendosi di essere in qualche modo schermati da quella parolina che è meglio non nominare: m…….o!

Anche la protagonista di “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”, il mio libro, si è scontrata con uno spicchio di questo mondo. Lascio il link per il preordine:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Le musiche di “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”

Immagine di copertina

Io, quando scrivo ascolto musica, la Mia Musica.

Per tutta la stesura del romanzo il mio sottofondo è stato l’album dei Foo Fighetrs “Wasting light” uscito nel 2011. La particolarità d’incisione è stata l’uso “vecchia scuola” della registrazione analogica allestendo lo studio nel garage di casa del frontman Dave Grohl: un suono sporco, dove si possono percepire particolari incredibili, i pregi dell’imperfezione.

Foo fighters – Wasting Light

Non avrei mai potuto lasciare le mie protagoniste senza la musica, una colonna sonora che fa da cornice a momenti particolari della narrazione.

Un pezzo a cui sono particolmente affezionata è “Il mio dolore” dei Kina, un omaggio personale ad un mondo che ho attraversato lasciandomi segnare volontariamente.

Kina – Il mio dolore

Ecco il testo riproposto anche nel libro:

Paura di svegliarsi un giorno
e capire di avere sbagliato tutto,
Paura di sentirsi solo
e di non essere capito
paura di non riuscire a fare
quello che ho in mente

Oh oh il mio dolore
Oh oh il mio terrore
Oh oh il mio dolore                               Oh oh il mio terrore

Di quello che faccio,di quello che vedo
di quello in cui io credo
il mio dolore di sentirmi morire
nei miei sogni senza colori

Paura dentro il cuore
di non riuscire più a rivedere il sole
Quando è la vita che ami sopra ogni cosa
ti senti dentro la morte.

Ma poi c’è bisogno di magia, di pensare e riflettere lasciando, che le parole con la musica avvolgano completamente l’aria:

Foo fighters – Still

La quiete dura poco, perché non sempre le cose vanno a nostro piacimento: il ritmo s’innalza e scavalca barricate.

Un testo e un titolo che non lascia nessun dubbio:

Negrita – Non ci guarderemo indietro mai

Questo, invece è un perno importantissimo, il pezzo dell’album sopracitato più rappresentativo:

Foo Fighters – I should have know

…e nessuno è immune a niente…nessuno


Beck – Everybody’s got to learn sometime

Mancano 35 giorni al termine della campagna di crowdfunding, e se v’incuriosisce sapere cosa succederà a Penelope nel momento in cui parte la musica, vi lascio il link del preordine:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

E qui ci sono i tre estratti:

Primo, secondo, terzo estratto, e recensione

Vostra Low🖤

Terzo estratto da “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”

TERZO ESTRATTO

È mattina quando arrivano a Roma, e salutato Manuel prosegue verso il loft.

Nell’atrio l’attende il portiere sorridente:

«Buongiorno Signora Penelope, i suoi bagagli sono già arrivati. Ha fatto un buon viaggio?»

«No. Non voglio essere disturbata da niente e nessuno per i prossimi due giorni.»

Senza salutare, sale in ascensore desiderosa di casa. Ormai stanca, in down, spegne il cellulare, butta la borsa sul divano, attraversa la sala, e si spoglia strada facendo tuffandosi tra le lenzuola profumate di sandalo con la mascherina sugli occhi.

Dopo quasi dodici ore di sonno si risveglia con la gola secca, la bocca cementata e la testa pesante. Il loft è buio, in silenzio e la pioggia battente picchietta sulle finestre lasciandosi scivolare lentamente sui vetri. Cammina a piedi nudi verso il salone con indosso solamente una tunica accendendo candele e ceri in ogni nicchia diretta in cucina.

– Bentornata bambina mia, domani sarò da Gilda. Ti lascio frutta fresca e qualche stuzzichino. Prenditi cura del tuo corpo e sazia lo spirito. I nuovi colli sono sistemati in atelier. –  Guenda

Il biglietto appoggiato sul marmo bianco è una consuetudine di ogni ritorno a casa. Pepe ha sentito spesso parlare di questa Eva, ma per un motivo o per un altro non è mai riuscita a vederla.

Smangiucchia qualche acino d’uva e taglia una microscopica fetta di tortino, ma ancora addormentata non si rende conto di aver affettato anche il suo dito. La vista di tutto quel rosso insieme al coltello le procurano una morsa allo stomaco, un flashback doloroso: il viso di lui macchiato da gocce del suo sangue. Lascia cadere il coltello con gli occhi sbarrati e le mani tremolanti cercando di tamponare la ferita con un tovagliolo. Con la mano avvolta malamente arranca verso una qualsiasi bottiglia di alcol e ne tracanna enormi sorsate buttandone un po’ anche sul taglio.

Allontana la faccia di Riccardo dopo mezzo litro di vodka.

Esce in veranda per farsi ripulire con la faccia verso il cielo, mentre le lacrime si confondono con la pioggia e lentamente lavano via ogni traccia di ricordo.

Il suo cuore va ancora all’impazzata. Pepe con una mano sulle cicatrici continua a parlarsi per cercare uno spiraglio di luce in questo lungo tunnel buio:

«È tutto passato, sei viva e lontana da lui. Al sicuro. Non ti troverà mai, non sa dove sei, l’hai sconfitto!»

Completamente zuppa d’acqua dopo dieci minuti respira normalmente ritrovando la calma, passeggia ancora un po’ per far cessare il tremore e la crisi di panico.

Rientra in casa gocciolando ad ogni passo.

Si asciuga, ma il silenzio è una cassa d’espansione per i pensieri accendendo della musica per mescolarli e confonderli.

Deve tenersi occupata.

Questo è il terzo estratto del mio libro: un altro tassello che serve per comporre il puzzle, un altro pezzo importante nella vita di Penelope, la protagonista.

Qui troverete il primo e il secondo estratto che ho pubblicato:

Lascio il link per il preordine dove c’è la sinossi, le prime pagine del libro, e per chi preordina ho incluso l’opzione di lettura integrale del testo non editato:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Mancano 40 giorni alla fine della campagna di crowdfunding e mi stanno tornando delle belle emozioni da chi ha deciso di avventurarsi nella lettura grezza del libro.

La prima recensione è quella di Giusi che lascio qui sotto per la lettura:

Vostra Low🖤

Il mio 26 aprile…

Irma (Mimma) Bandiera, partigiana

Vorrei che ci fosse un mondo dove il giorno dopo tutti applicassero nella quotidianità lo spirito di unione concentrato nella ricorrenza di ieri.

Mi piacerebbe pensare, che le parole di “Bella ciao!” continuassero a girare nelle nostre teste e scavassero solchi di memoria più longeva di un giorno, di aiuto reciproco, di unità.

L’antifascismo con cui tutti si riempiono la bocca per vari fatti successi negli ultimi giorni, e una conversazione fatta con Gabry, uno dei miei più cari amici che stimo per la sua integrità e forza di pensiero e azione, mi ha fatto riflettere molto su che cosa sia realmente questa parola nel 2024 e Gabry ha ragione: i fascisti esistono ancora…eccome!

Lui ha sempre ragione!

Basti pensare al green pass vaccinale imposto qualche anno fa, e ciò che  silenziosamente a piccole dosi, un cucchiaino alla volta, ci somministrano: senza accorgercene navighiamo in un mare di merda.

Ricordo le prime manifestazioni “NO GLOBAL”, il G8 di Genova e tutte quelle grandi resistenze allo status quo.

I partigiani di oggi.

Dov’è finito tutto?

La speranza l’ho persa proprio dopo il G8, ma non ne ho mai fatto mistero, però continuo lo stesso con le nuove generazioni a far venire dubbi, a fare domande, a non dare ciò che ci vendono un tanto al chilo, scontato e giusto.

Facciamo crescere i futuri adulti con quesiti da risolvere, problemi a cui trovare la soluzione e facciamo in modo che i loro cervelli continuino a lavorare, a pensare senza fargli trovare sempre la strada più facile.

Solo così potremmo ricreare la lotta dei partigiani, che senza strumenti eccelsi hanno contribuito a liberare l’Italia.

Ecco. Liberiamoci da questa nube di pressapochismo che ci ottenebra la visuale e il cervello.

Resistiamo!

Non è facile per niente ciò che chiedo, ma forse posso farvi riflettere con delle domande:

Vuoi continuare a sopravvivere senza poter decidere nulla della tua vita?

Vuoi crescere figli e nipoti senza consapevolezza di quanto sia bello avere un’opinione diversa, perché è stato approfondito un argomento?

Non dico di imbracciare un fucile e fare un colpo di stato, ma perlomeno facciamo sì, che i dubbi possano guidarci fuori da questa caverna dove ci hanno costretto a vivere.

Iniziamo dal basso, dalle piccolissime cose di tutti i giorni lasciando che l’indifferenza non l’abbia vinta!

Liberiamoci!

Come ho passato il 25 aprile? Guardando una stupenda rappresentazione teatrale fatta dai bambini della primaria che li ha riportati a quei giorni di buio, quando gli hanno imposto di non giocare con bambini che portavano cucita una stella gialla, quando i fischi non erano un bel rumore, quando i nonni non raccontavano più le storie di paura, ma cantavano filastrocche per distrarli, quando sugli alberi appendevano corpi di giovani…giovani partigiani e i fiori non erano per gli innamorati, ma si deponevano sulle tombe.

Non c’era abbastanza pioggia per lavare dalla terra il sangue degli uomini”

Comunicazione di servizio…⚠️

A trent’anni dall’uscita, questo film meraviglioso e disarmante rientra nelle sale cinematografiche in una versione restaurata.

Per chi non l’avesse visto all’epoca, ne consiglio caldamente la visione.

Vi avverto…non è un film divertente e ti lascia un dolore impressionante…sono passati trent’anni e non è cambiato niente…direi che è peggiorato tutto…

FINO A QUI TUTTO BENE…

Anemia sentimentale

Opera personale

In questi anni poco ruggenti, ma tendenti al miagolante ho notato che ormai c’è un filtro per tutto.

Aria e acqua mi sta bene, perché con l’inquinamento globale servono, anche se fa molto effetto placebo.

Quelli che non concepisco molto sono tutto il resto dei filtri, delle vere e proprie schermate protettive che non ci consentono mai di vedere quale sia realmente la verità, la reale immagine che i nostri occhi proiettano al cervello.

Mi spiego meglio.

Ai miei tempi (ho 47 anni e non sono decrepita) si usava fare le foto con la classica macchina con il rullino, quindi se avevi un pochino di occhio non mozzavi le teste ed evitavi lo sfuocamento da ubriaco era un gran successo, ma lo scoprivi solamente quando estraevi le foto dalla busta del fotografo che te le sviluppava.

Adesso siamo tutti Helmut Newton, Man Ray, Oliviero Toscani e Letizia Battaglia.

Quello che loro creavano con l’arte assoluta dei loro occhi, con il loro stile, noi lo ricreiamo con i milioni di filtri. Si è coniato anche il termine “instagrammabile”, che si riferisce ad una fotografia creata ad hoc per comparire degnamente nei vari profili.

Abbiamo raggiunto la perfezione estetica, che io considero l’oblio della realtà. Perché limare le rughe, il naso, snellire e cambiare colori agli occhi? Tu non sei così…ti tocca cambiare nome al profilo!

Ognuno è comunque libero di fare ciò che vuole con la propria immagine, e se è una cosa che dà sicurezza ben venga, ma poi quando ci si incontra, la magia svanisce in un battito di ciglia finte.

Si scherma qualsiasi cosa ormai: purtroppo anche i sentimenti che passano quasi esclusivamente dal telefono, dai messaggi, dai vocali e perdono intensità, sbiadiscono.

Consegnamo i nostri batticuori filtrandoli attraverso uno schermo asettico e impersonale, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Non è così. Non lo sarà mai!

Cuoricini, faccine e siamo apposto, mentre il nostro cuore, magari, vorrebbe sentire ancora quella botta di adrenalina che ti ricarica e non leggere: “ti amo anch’io ❤”.

Lui, il signor Cuore, vuole fatti, vuole abbracci, vuole pelle d’oca, mica robe sintetiche e sterili.

L’intensità dei sentimenti va vissuta, che sia amore o odio, che sia rabbia o felicità: mi sembra che ‘sto telefono ci abbia relegato in un sottoscala, dove tutto ha solo toni di grigi senza nemmeno un picco estremo di colore.

Sfiltriamoci, e per la prima volta guardiamoci bene nelle palle degli occhi e ricoloriamo tutti i cuori anemici di un bel rosso sangue!

“La fotografia è un esercizio di osservazione e il risultato è sempre un colpo di fortuna” Isabel Allende

La protagonista del mio libro, Penelope, ha molta attinenza con l’anemia sentimentale…l’ha inventata lei in una certa maniera. Vi lascio il link per il preordine:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Aborto? Silenzio, parlano gli uomini…

Immagine personale

Giovedì sera, in una trasmissione delle reti di cui paghiamo il canone, e che io non ho mai guardato per ovvi motivi (Porta a porta) hanno parlato di un argomento delicato, difficile: l’aborto.

I cinque ospiti presenti in studio, più uno in collegamento erano tutti uomini, e la foto dello studio con questa scritta “ABORTO” a caratteri cubitali con la parata di uomini seduti dietro è diventata virale.

Non spenderò neanche una parola per commentare questa triste pagina di “messaggio sbagliato e orrendo”, ma nella mia memoria si è aperto un cassettino datato 1976 dove, una situazione analoga viene denunciata da una delle due ospiti in studio.

L’argomento è lo stesso, e la donna in questione è Oriana Fallaci.

Non dico altro.

Merita la visione, e ognuno trarrà le proprie conclusioni.

Sono passati 48 anni…

Hemingway è morto…

Immagine personale

La promozione del libro mi ha catapultato nel magico mondo dell’editoria.

Un luogo non luogo a me sconosciuto con tante cose da imparare, capire e schivare.

Che cosa sto apprendendo da questa esperienza? Non so bene.

Posso dire di aver conosciuto persone fantastiche che hanno iniziato ad interessarsi a ciò che scrivo, altre da cui stare a debita distanza, ma come gira e funziona l’editoria è un mistero.

Ho sempre avuto questa visione poetica e romanzata dello scrittore: una persona schiva, con fogli di carta e penna che seduto ad un tavolino del bar osserva l’umanità che passa, che pulsa di vita, e da qui ruba personaggi e storie.

“Festa mobile” di Hemingway, mi ha dato questa fotografia in bianco e nero, mentre nel terzo millennio avere un libro da pubblicare diventa una progettazione a tavolino fredda e calcolatrice.

Nel mio caso specifico non lo è stato: ho la mia campagna di crowdfunding e una volta finita, è finita, ma se vuoi inserirti nella filiera editoriale devi sottostare a regole ben precise o autopubblicarti.

Pensavo che bastasse avere amore per la scrittura, scrivere e pubblicare, ma non è così. Nel mezzo, tra la parola “fine” e la pubblicazione, c’è un percorso ad ostacoli da affrontare molto tortuoso.

La cosa più triste è il giudizio degli altri autori: se fai la malaugurata esperienza di iscriverti a gruppi di scrittori emergenti, amanti della scrittura, odiatori di un mondo editoriale piuttosto che di un altro, capisci che il romanticismo di Heminguay va a finire dritto dentro al cesso.

A questo punto non è sufficiente scrivere e amare la scrittura: serve anche avere un carattere abbastanza forte per non farsi scoraggiare dal giudizio e dalle offese con il preciso intento di demoralizzarti per venderti un corso di scrittura creativa, un editing, uno spazio pubblicitario, un qualsiasi prodotto per farti diventare un grande scrittore.

E un’altra riflessione: posso capire il dare consigli, suggerimenti, offrire esperienza, ma denigrare, burlarsi dell’autore e sbeffeggiarlo per cattiveria e supponenza, no…non lo accetto.

L’Italia è un paese di navigatori, poeti e …scrittori…tantissime persone che vicino al cognome aggiungono la parola “scrittore, autore”, e poi vai a leggere le loro pubblicazioni con il risultato di farti sanguinare gli occhi dalla pochezza dei contenuti e dalla prevedibilità della trama.

Il mio pensiero è diverso: non tutti hanno il dono di saper scrivere, o come dice Paola P. “una bella penna”.

Certo, ci si può lavorare facendo esercizio, scrivendo e scrivendo, ma devi avere già un qualcosa di tuo, una predisposizione, come in qualsiasi forma d’arte.

Tutto questo costruire, tagliare, uniformare, piallare non mi piace, perché è come se truccassi i visi emaciati di Schiele, o colorassi i girasoli gialli di Van Gogh di viola: non si fa, non è sano.

Hemingway è morto, e con lui la bellezza di poter scrivere senza necessariamente omologarsi agli standard dettati dal mercato.

Le librerie sono stipate di tantissimi libri, ma siamo sicuri che la quantità sia positiva o vada ad intaccare la qualità?

Bisogna fare i numeri…chi lo dice, una statistica, il mercato?

Allora, io scelgo il mio: sono il numero zero, che da solo non vale nulla ma ha infinite possibilità di uso.

“Avevo già imparato a non svuotare mai il pozzo della mia fantasia, ma a fermarmi sempre quando c’era qualcosa, là in fondo, e a lasciare che tornasse a riempirsi durante la notte con l’acqua delle sorgenti che lo alimentavano.”

Da “Festa mobile”

Il libro che ho scritto s’intitola “Quando le lacrime si confondono con la pioggia” e potete trovarlo in preordine ancora per qualche settimana qui:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Il libro di Simona Zilio (recensione)

Ringrazio immensamente Giusi per questa sua recensione.

Mi ha fatto emozionare sapere che la storia di Penelope e Emma possa aver fatto breccia nel suo cuore.

Quando ho scritto questo libro non avrei mai pensato che fosse così apprezzato proprio per il tipo di storia ruvida, a tratti dolorosa, quasi fastidiosa per chi, non conosce bene alcune dinamiche di quotidianità che molte volte vengono ignorate dai più e nascoste da chi le subisce.

Un grande abbraccio a http://nemesys3.blog per la delicatezza delle sue parole. 🖤

Lascio a voi la lettura e il link se volete curiosare nella pagina del preordine:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Ciao a tutti!!! La blogger Simona Zilio, ultimamente in fase di pre-ordine ha presentato il suo primo libro “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”. Conoscendo la sua bravura in quanto a blogger, l’ho subito prenotato. La stessa Simona, a tutti noi che abbiamo fatto la prenotazione prima dell’editing dopo circa un mese dalla […]

Il libro di Simona Zillo

– 50 giorni…

Immagine personale

Mancano esattamente 50 giorni alla fine della campagna di crowdfunding per il mio primo libro “Quando le lacrime si confondono con la pioggia” e sono molto felice per tutte le belle parole ricevute nei primi 50 giorni.

Non ho deciso di pubblicarlo per fare soldi, per fare i numeri, ma solamente per lasciarlo andare e per liberare i personaggi dalla polvere di un cassetto scomodo e buio.

La storia non è autobiografica, ma dura e spessa. Chi vorrà intraprendere questo viaggio so che lo porterà a termine insieme a loro.

Vite di tutti i giorni che s’intrecciano, e per quanto sia solo fantasia, è dannatamente reale.

Lascio il link con la sinossi, le prime pagine del libro, la mia biografia e il perché l’ho scritto.

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Ho aggiunto la possibilità di poter leggere in anteprima la bozza integrale non editata per accorciare l’attesa della pubblicazione a dicembre del cartaceo o della copia digitale.

Inoltre, ho pubblicato due estratti che vi rimandano alle pagine successive dell’incipit contenuto nel link.

Eccolo qua:

https://lowprofile790041255.wordpress.com/2024/04/03/primo-secondo-estratto-di-quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Grazie a chi ha voluto preordinarlo, e un abbraccio a chi mi ha cercato per avvolgermi di affetto sincero dopo averlo letto….

Vostra Low🖤

Tuttologia portami via!

Immagine personale

SILENCE IS BETTER THAN BULLSHIT!

Tuttologia: onniscienza, la laboriosa presunzione di saper tutto.

Partendo dal presupposto che non sono molto amante del genere umano, e i miei Amici (quelli con la “a” grande) si possono contare sulle dita della mano di un monco (licenza poetica rubata), purtroppo ho avuto a che fare con una specie che si moltiplica come le zanzare in uno stagno d’estate: il tuttologo.

Succede di parlare con diverse persone, perché è la vita. La socialità fa parte del quotidiano, e non ne possiamo fare a meno anche se, non siamo costretti a sopportare proprio tutto.

Il quieto vivere mi sta bene, non replicare agli sfondoni anche, ma capita sempre la giornata in cui hai i nervi scoperti, ti alzi col piede sbagliato e non riesci a stare zitta, quindi rivolti gli occhi, fai un paio di respiri profondi come una donna incinta con le contrazioni, srotoli il tappetino di yoga, posizione del fiore di loto, e parti:

– Guarda che non è così, ti stai confondendo!- con tutta la calma possibile raschiando il barile della pazienza.

– Ma cosa dici, l’ho letto su internet! Sei tu che mi dai sempre contro!-

Ora, davanti a te hai un bivio:           assecondare senza replicare dando ragione e sgranando il rosario inventi nuove parolacce, oppure imboccare il tunnel dell’autolesionismo e controbattere senza chinare la testa.

Il dado è tratto e non si può tornare indietro. Parte una sorta di tira e molla, dove tu sei il carnefice e la controparte diventa vittima del tuo sclero, perché ti fa saltare i nervi l’ignoranza con aggiunta di spocchia ed ormai è compromessa ogni regola di buona educazione.

Ho assistito e partecipato a questi “scambi di opinioni” quasi tendenti al ridicolo parecchie volte pre e post internet, ma sapete cosa c’è?

L’ignoranza o la sopporti o la sopprimi.

LA SECONDA CHE HAI DETTO!

ERON – The first Church in the world painted by a street artist

La bellezza è un concetto soggettivo e molto personale. Questo per me è suprema bellezza, pur non avendo fede, pur non frequentando chiese…graffiti is not a crime!

Questa è una delle quattro discipline contenute nella cultura hip hop: il writing. Purtroppo si pensa sempre che non sia una cosa seria, perché questo è ciò che arriva a noi, soprattutto grazie alle radio e ai video con tette e culi, alle basi orrende e ai distorsori vocali (quella è trap), ma ha fondamenta solide e un cuore legato alla ribellione che batte ancora.

Prendevi una pausa dalle brutture della vostra giornata e dedicate minuti preziosi annegando nella bellezza di chi, trasmette tramite l’arte, un messaggio chiaro e forte senza urlare, senza metterci la faccia…lasciando parlare le immagini frutto di un’esperienza pluriennale…tra il legale e l’illegale.

I’m a Loser baby, so why don’t you kill me?

Quarta di copertina di “Il coraggio”, Gabriele Romagnoli (foto personale)

Parafrasando un pezzo famosissimo di Beck, vorrei puntare un bel riflettore sull’orgoglio di essere una perdente, perché alla fine, sono tutti vincenti e a me non piace assomigliare agli altri.

Dietro ogni angolo si nasconde chi ti punta il dito come il classico manifesto di reclutamento alla guerra britannico e ti vuole insegnare come vivere meglio, elevare il tuo status sociale, il tuo aspetto fisico e la tua anima.

Non è contemplato vivere senza essere competitivo, affossare gli altri per primeggiare è cosa buona e giusta, perché se non sei produttivo quanto gli altri…a cosa servi?

Anche qui su WordPress, c’è sempre qualcuno che vuole insegnarti a stare al mondo, si improvvisano maestri di tuttologia, parlano di uguaglianza e con modestia non pervenuta salgono in cattedra e scrivono pipponi su ciò che sanno sbattendoti in faccia la loro cultura o conoscenza di qualsiasi argomento, gonfiandosi e facendo la coda come i pavoni, ma non per l’accoppiamento…per saziare l’ego!

Non vi è mai passato per l’anticamera del cervello che forse, a me non interessa?

Sono stata coinvolta indirettamente (non qui) in un discorso fatto ad una persona, che sosteneva non essere colpa sua se lei fosse laureata e l’altro interlocutore fosse un semplice commesso di negozio.

Ora… nella mia esperienza di vita vissuta ho conosciuto svariati lavoratori laureati, quadri dirigenti, titolari di aziende, chef, cameriere di topless bar, cubiste, pusher, mendicanti, avvocati, notai, cosidetti VIP, ma mai nessuno si è permesso di “mostrare i muscoli” tirando fuori il famoso pezzo di carta o il conto in banca.

Come diceva sempre quel saggio di mio nonno, che aveva fatto solamente la seconda elementare: “ricco o povero si finisce tutti nello stesso buco”.

Si può tornare a confrontarsi senza necessariamente far sentire gli altri delle merde, perché hai uno status sociale migliore o semplicemente perché hai avuto la possibilità di studiare?

Un pochino di umiltà non guasterebbe, e meno perfezione renderebbe tutti più umani e meno frutti maturi della pianta dei numeri 1.

Vincere è bello, ma imparare dagli errori lo è altrettanto.

Ho sbagliato tanto, sono caduta in burroni così profondi che per risalire aggrappandomi con le unghie, le dita sanguinavano, ma la mia più grande fortuna in alcuni disastri è stata una mano amica che ha afferrato la mia aiutandomi quando stavo per cedere e sprofondare giù nell’oblio.

Cosa volete dimostrare affossando gli altri con la vostra saccenza? Di essere migliori?

Va bene. Lo avete dimostrato, ma è troppo facile accanirsi su chi è già moribondo.

Pensate a ciò che dite…sempre!

Contate fino a 10 e poi ricontate prima di aprire bocca e fiatare.

Potreste risultare più simpatici e meno “sto cazzo!”.

Il mio primo libro è in preordine per bookabook. Vi lascio il link dove trovate la sinossi, l’inizio e per chi preordina, a disposizione c’è la bozza integrale non editata:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

I perdenti sono anime che si sono arrese, o che non hanno più voglia di combattere ancora…rispetto, perché non sapete mai cosa hanno dovuto subire nella vita!

Vostra Low🖤

Manuale del Guerriero della Luce – Paolo Coelho

Immagine personale

“A volte il guerriero della luce ha l’impressione di vivere due vite nello stesso tempo. ‘C’è un ponte che collega quello che faccio con ciò che mi piacerebbe fare’, pensa. A poco a poco, i suoi sogni cominciano a impadronirsi della vita di tutti i giorni, finché egli avverte di essere pronto per ciò che ha sempre desiderato. Allora basta un pizzico di audacia, e le due vite si trasformano in una.”

Dal “Manuale del Guerriero della Luce”

Questo libricino mi è stato regalato da una persona a me cara. Ciclicamente lo apro e leggo qualche pagina per rispolverare la magia contenuta in quelle pagine.

Anche in “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”, il mio primo libro in preordine, ho voluto rendere omaggio all’autore con uno stralcio estratto dal manuale.

Lascio il link, se volete curiosare:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

La profondità dell’essere contenuta in queste pagine, serve a chi si smarrisce…

Primo & Secondo estratto  di “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”

Copertina libro

IL PRIMO ESTRATTO:

….

A piedi nudi su tappeti pregiati, si affaccia in veranda sorseggiando la tisana diuretica, mentre gli occhi liberi da filtri si perdono nell’orizzonte. Un particolare cattura il suo sguardo: una costruzione con due torri sovrasta le altre ed un guizzo di lucidità attraversa la mente:

«La cattedrale di Nôtre Dame! Cosa mi ricorda? »

Come una furia torna in camera, apre la borsa da viaggio lanciando per aria ciò che non le serve e trova il Moleskine rimasto a riposo per tutta la permanenza a Parigi. Lo sfoglia ed ecco lì l’oggetto del suo desiderio: la foto del gargoyle.

Penelope colta da uno stato di eccitamento, decide che vuole andare là, salire in cima, guardare la città come ha fatto la protagonista del diario, e una forza incontrollata la spinge verso la cattedrale.

Mezz’ora ed esce dall’hotel senza autista camminando per le strade già imbrattate d’autunno: macchina fotografica, occhiali scuri, guanti con stola e zuccotto coordinati in angora, senza rinunciare al tacco a spillo.

È pomeriggio, ma il cielo plumbeo si prepara per la notte. Finalmente arriva ai piedi della cattedrale e davanti alla facciata rimane senza fiato soggiogata dalla sua maestosità.

Fa la fila per entrare, paga il biglietto come i comuni mortali e dépliant alla mano cerca quello che l’ha ossessionata per tutto il tragitto. Segue le indicazioni contenute prendendo la scala nord per imboccare “la galleria delle chimere”, e trecentottanta sei scalini dopo, in debito d’ossigeno, eccoli: i gargoyles!

Appoggia le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

Passato l’affanno sfila dalla tasca la foto, che gira cercando informazioni e trova una minuscola scritta: “messaggio per i posteri”, che non comprende.

Li passa uno ad uno, in tutto sono cinquantaquattro, e trova quello giusto.

L’osserva con attenzione ricordandosi la frase, convinta che qualcosa ci sia: tra un mattone e l’altro, sotto il basamento vede un minuscolo angolo bianco che sporge. Pepe si guarda intorno, assicurandosi di essere sola, e con le unghie riesce ad estrarre il pezzo di carta graffiandosi lo smalto rosso, ma poco importa perché ha quello che cercava!

«Lo ha lasciato lei!», pensa ad alta voce, mentre accartoccia il bigliettino nel palmo della mano e si apparta per aprirlo. La grafia è la stessa della foto:

“LA VITA È UN’INFINITA PARTITA DI SCACCHI”   EMMA

Lo ripiega con cura e lo mette in tasca.

Sorride Penelope, mentre guarda la linea del tramonto, trovando Parigi per la prima volta affascinante, con le case spigolose, asimmetriche e i piccoli giardini sospesi. Gli occhi languidi per l’emozione divorano ogni particolare sospendendo la sua inquietudine a mezz’aria, mentre imprigiona quell’istante in una serie di foto.

Ormai è sera: il cielo è una tavolozza di sfumature grigio-argento che copre la lenta dipartita del pallido sole. Ridiscende i piccoli gradini ed esce camminando all’indietro per fissare nella sua mente tutta la magnificenza di Notre Dame, mentre stringe la stola al collo per proteggersi da una folata di vento.

Una sigaretta dopo l’altra, con passo lento, la stylist torna in hotel sentendo che è viva, il cuore batte ancora, e il baratro verso dove s’incamminava è un po’ più lontano.

Una grande vittoria, un piccolo rifugio per respirare.

… (continua)

IL SECONDO ESTRATTO:

Trova una foto incollata e legge:

–  LA CASA COL PIERCING. IL NOSTRO   PRIMO BACIO.  J. –

La guarda con attenzione provando una sensazione di dejà vu, che svanisce lasciando spazio al motivo in sottofondo, ai brividi che le attraversano l’anima ed al profumo dei suoi giorni felici.

«Le tele!», e in uno stato semi ipnotico si ritrova a mescolare i colori insieme all’olio di lino con quell’odore intenso, penetrante, che collima la stanza e risveglia i sensi da molto tempo atrofizzati.

Penelope annusa, e quasi bruscamente torna a ritroso nel tempo quando tutto era una scoperta, bianco da sporcare, da sfiorare dolcemente, e le strade erano un’incognita, ma si poteva scegliere o solo sedersi a riposare pensando alla prossima mossa sempre con schiena dritta e testa alta, rigenerata per la prossima battaglia.

Come si è spezzata in fretta la sua schiena e quante volte ha calato la testa!

Con un lieve movimento intinge il pennello nel colore ritrovando un senso di appartenenza in quel gesto mai dimenticato, e dipinge per diverse ore senza prestare attenzione a nulla.

Le sue mani sporche, oleose, il pavimento usato come sgocciolatoio e l’abito completamente inzuppato di macchie multicolore lasciano Pepe indifferente, così come il silenzio e la notte ormai travestita da giorno. Con le ginocchia anchilosate si alza per vedere cosa ha creato inciampando sulla bottiglia ormai vuota di Möet.

Queste tele, una di fianco all’altra narrano una storia, un frammento di lei, di chi era.

Non trattiene il pianto.

Afferra le forbici dal tavolo e le trafigge tutte, violentemente, annebbiata dall’ira e dalle lacrime.

Cammina per il loft cercando un appiglio qualsiasi per scaricare la tensione senza smettere di singhiozzare e si sofferma davanti allo specchio appoggiando le mani, quasi per sorreggersi:

«Sei proprio un’ingenua, le tue ferite sanguineranno sempre!»

Toglie l’abito e con le dita imbrattate ricalca le cicatrici accarezzandole.

S’inginocchia lentamente lasciandosi cadere e rannicchia il suo esile corpo tremante, seminudo, macchiato.

…(continua)

Questi sono due pezzettini del libro a cui tengo particolarmente, perni su cui ruotano emozioni forti, grandi passi…uno avanti, l’altro un tonfo nel passato di Penelope.

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Una volta preordinato ho messo a disposizione l’intero libro non editato per permettere a chi non vuole attendere la consegna, di poterlo leggere.

Grazie di cuore a chi mi sta dimostrando che era giusto lasciarlo andare e  condividerlo con tutti voi…

Vostra Low🖤

Nel dubbio…brucio Salvia Bianca Messicana!

Immagine personale

La Salvia Bianca o Salvia Apiana (White Sage o Sacred Sage) è una pianta perenne di origini Messicane e Californiane.

L’ho conosciuta in tarda età, mentre l’incenso l’ho usato fin da giovanissima.

La Salvia, però è un’altra cosa: per me ha un profumo avvolgente, è un antibatterico naturale e purifica gli ambienti da energie non propriamente buone.

Ogni giorno accendo un cono, la regalo alle persone care, a chi prende una nuova casa, quando ricevo amici, e sembrerà un effetto placebo, ma ha il potere di calmarmi, di rendermi meno ostile.

È usata dalla notte dei tempi per sanificare le case, per veri e propri riti di purificazione personale, per togliere la negatività. Solitamente, per queste cerimonie viene usato lo smudge: le foglie con i rametti essiccati e legati insieme.

Quando “sento” occhiatacce di persone che mi perforano…accendo la salvia.

Magari non servirà a nulla…

ma nel dubbio…

Lascio qui sotto il link per il preordine del mio primo libro. È una campagna di crowdfunding è il libro arriverà a voi nel mese di dicembre editato.

Se non volete attendere ho predisposto, una volta fatto il preordine, di poter leggere la bozza integrale non editata.

Ecco il link:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

“Una notte magica San Giovanni” di Gian Paolo Marcolongo

Immagine personale

Per la scelta di questo libro ho chiesto direttamente all’autore, https://newwhitebear.wordpress.com, visto e considerato la sua lunga lista di titoli all’attivo: https://wp.me/pNMKv-1Hz

Gian, è una persona squisita conosciuta su WordPress con cui dialogo molto volentieri e volevo leggere qualcosa di suo.

La storia di questa “Notte magica a San Giovanni” mi ha conquistato per il suo ritmo incalzante e l’intreccio storico (per i riferimenti ad un tempo preciso) a tratti mistico.

La quarta di copertina

Certo, non posso svelare i particolari, ma vi basti sapere che la magia di questa notte è palpabile tra le pagine, in mezzo alle righe, come solo un bravo narratore può creare…

…e la magia continua anche dopo la notte in questione, rincorrendola nei secoli passati.

È da leggere.

“È il momento di preparare il bacile con l’acqua di San Giovanni” ed estrasse due piccoli contenitori che espose ai raggi lunari prima di riempirlo.

Deborah sorpresa inarcò le sopracciglia, osservando affascinata il rito che non conosceva. Fiori d’iperico, spighe di lavanda, boccioli di rosa canina ed erbe odorose come per incanto comparvero tra le mani di Sajana che gettò nel bacile.

“Domani mattina lavati il viso con quest’acqua che rimarrà esposta alla guaza ad San Zuan che la guaress ogni malan. Sarai sempre bella e giovane”.

Deborah sorrise. “Magari!” esclamò con l’occhio lucido di gioia.

“Ma sei vuoi conoscere la tua favola d’amore, prendi questo contenitore. Riempilo d’acqua e fa colare qualche goccia di cera. Lascialo esposto alla guazzabuglio di San Giovanni tutta la notte. Domani mattina conoscerai chi ti sposerà” spiegò con fare misterioso.

Da “Una notte magica San Giovanni”

Finito questo, attingerò dalle sue pubblicazioni e continuerò a leggere i suoi libri: quando trovo uno scrittore di tutto rispetto, non smetto di leggerlo…

Grazie di cuore, Gian!

Low

Primo & Secondo estratto con codice sconto di “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”

IL PRIMO ESTRATTO:

….

A piedi nudi su tappeti pregiati, si affaccia in veranda sorseggiando la tisana diuretica, mentre gli occhi liberi da filtri si perdono nell’orizzonte. Un particolare cattura il suo sguardo: una costruzione con due torri sovrasta le altre ed un guizzo di lucidità attraversa la mente:

«La cattedrale di Nôtre Dame! Cosa mi ricorda? »

Come una furia torna in camera, apre la borsa da viaggio lanciando per aria ciò che non le serve e trova il Moleskine rimasto a riposo per tutta la permanenza a Parigi. Lo sfoglia ed ecco lì l’oggetto del suo desiderio: la foto del gargoyle.

Penelope colta da uno stato di eccitamento, decide che vuole andare là, salire in cima, guardare la città come ha fatto la protagonista del diario, e una forza incontrollata la spinge verso la cattedrale.

Mezz’ora ed esce dall’hotel senza autista camminando per le strade già imbrattate d’autunno: macchina fotografica, occhiali scuri, guanti con stola e zuccotto coordinati in angora, senza rinunciare al tacco a spillo.

È pomeriggio, ma il cielo plumbeo si prepara per la notte. Finalmente arriva ai piedi della cattedrale e davanti alla facciata rimane senza fiato soggiogata dalla sua maestosità.

Fa la fila per entrare, paga il biglietto come i comuni mortali e dépliant alla mano cerca quello che l’ha ossessionata per tutto il tragitto. Segue le indicazioni contenute prendendo la scala nord per imboccare “la galleria delle chimere”, e trecentottanta sei scalini dopo, in debito d’ossigeno, eccoli: i gargoyles!

Appoggia le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

Passato l’affanno sfila dalla tasca la foto, che gira cercando informazioni e trova una minuscola scritta: “messaggio per i posteri”, che non comprende.

Li passa uno ad uno, in tutto sono cinquantaquattro, e trova quello giusto.

L’osserva con attenzione ricordandosi la frase, convinta che qualcosa ci sia: tra un mattone e l’altro, sotto il basamento vede un minuscolo angolo bianco che sporge. Pepe si guarda intorno, assicurandosi di essere sola, e con le unghie riesce ad estrarre il pezzo di carta graffiandosi lo smalto rosso, ma poco importa perché ha quello che cercava!

«Lo ha lasciato lei!», pensa ad alta voce, mentre accartoccia il bigliettino nel palmo della mano e si apparta per aprirlo. La grafia è la stessa della foto:

“LA VITA È UN’INFINITA PARTITA DI SCACCHI”   EMMA

Lo ripiega con cura e lo mette in tasca.

Sorride Penelope, mentre guarda la linea del tramonto, trovando Parigi per la prima volta affascinante, con le case spigolose, asimmetriche e i piccoli giardini sospesi. Gli occhi languidi per l’emozione divorano ogni particolare sospendendo la sua inquietudine a mezz’aria, mentre imprigiona quell’istante in una serie di foto.

Ormai è sera: il cielo è una tavolozza di sfumature grigio-argento che copre la lenta dipartita del pallido sole. Ridiscende i piccoli gradini ed esce camminando all’indietro per fissare nella sua mente tutta la magnificenza di Notre Dame, mentre stringe la stola al collo per proteggersi da una folata di vento.

Una sigaretta dopo l’altra, con passo lento, la stylist torna in hotel sentendo che è viva, il cuore batte ancora, e il baratro verso dove s’incamminava è un po’ più lontano.

Una grande vittoria, un piccolo rifugio per respirare.

… (continua)

IL SECONDO ESTRATTO:

Trova una foto incollata e legge:

–  LA CASA COL PIERCING. IL NOSTRO   PRIMO BACIO.  J. –

La guarda con attenzione provando una sensazione di dejà vu, che svanisce lasciando spazio al motivo in sottofondo, ai brividi che le attraversano l’anima ed al profumo dei suoi giorni felici.

«Le tele!», e in uno stato semi ipnotico si ritrova a mescolare i colori insieme all’olio di lino con quell’odore intenso, penetrante, che collima la stanza e risveglia i sensi da molto tempo atrofizzati.

Penelope annusa, e quasi bruscamente torna a ritroso nel tempo quando tutto era una scoperta, bianco da sporcare, da sfiorare dolcemente, e le strade erano un’incognita, ma si poteva scegliere o solo sedersi a riposare pensando alla prossima mossa sempre con schiena dritta e testa alta, rigenerata per la prossima battaglia.

Come si è spezzata in fretta la sua schiena e quante volte ha calato la testa!

Con un lieve movimento intinge il pennello nel colore ritrovando un senso di appartenenza in quel gesto mai dimenticato, e dipinge per diverse ore senza prestare attenzione a nulla.

Le sue mani sporche, oleose, il pavimento usato come sgocciolatoio e l’abito completamente inzuppato di macchie multicolore lasciano Pepe indifferente, così come il silenzio e la notte ormai travestita da giorno. Con le ginocchia anchilosate si alza per vedere cosa ha creato inciampando sulla bottiglia ormai vuota di Möet.

Queste tele, una di fianco all’altra narrano una storia, un frammento di lei, di chi era.

Non trattiene il pianto.

Afferra le forbici dal tavolo e le trafigge tutte, violentemente, annebbiata dall’ira e dalle lacrime.

Cammina per il loft cercando un appiglio qualsiasi per scaricare la tensione senza smettere di singhiozzare e si sofferma davanti allo specchio appoggiando le mani, quasi per sorreggersi:

«Sei proprio un’ingenua, le tue ferite sanguineranno sempre!»

Toglie l’abito e con le dita imbrattate ricalca le cicatrici accarezzandole.

S’inginocchia lentamente lasciandosi cadere e rannicchia il suo esile corpo tremante, seminudo, macchiato.

…(continua)

Questi sono due pezzettini del libro a cui tengo particolarmente, perni su cui ruotano emozioni forti, grandi passi…uno avanti, l’altro un tonfo nel passato di Penelope.

Vi ricordo che fino a domani c’è lo sconto del 15% sul preordine e vi lascio il link dove potete leggere l’inizio del libro, e la sinossi.

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Una volta preordinato ho messo a disposizione l’intero libro non editato per permettere a chi non vuole attendere la consegna, di poterlo leggere.

Grazie di cuore a chi mi sta dimostrando che era giusto lasciarlo andare e  condividerlo con tutti voi…

Vostra Low🖤

Un nuovo codice sconto per “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”

Immagine di copertina

Dal 30 marzo al 1 aprile, c’è un codice sconto dedicato “PASQUA24” (-15%) per il preordine di “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”.

E, che cos’è?

Per chi non lo sapesse ancora, è il libro che ho scritto, che ho amato, odiato e curato.

Una settimana fa ho dato la possibilità di poter leggere la bozza integrale del libro dopo aver effettuato il preordine, (la consegna del libro è a dicembre per permettere l’editing e la stampa) e ho ricevuto un sacco di risposte diverse.

Sono molto felice di chi aspetta per averlo tra le mani a dicembre, e di chi, mi ha detto che ne leggeva qualche pagina, ma non è riuscito a smettere, o  di chi si è sentita a sprazzi Penelope, a momenti Emma provando le medesime sensazioni, e c’è anche chi lo legge e ogni tanto si “affaccia” e dice.

Ringrazio sempre tutti per l’affetto, perché si scrive per amore di una storia, per la necessità quasi fisiologica di raccontarla, e se chi legge viene coinvolto, e travolto…vuol dire che era giusto scriverla.

Lascio il link per curiosare nella pagina dedicata: la sinossi, l’inizio del libro, e le motivazioni che mi hanno dato la spinta a cominciare il viaggio…

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Storie ciniche – W. Somerset Maugham

Immagine personale

Nelle mie gironzolate in libreria, solitamente non entro con i titoli da prendere: il famoso foglietto con i libri segnati rimane sul tavolo di casa.

Ma è il mio bello: poche idee e molto ben confuse.

Inizio ad esplorare partendo sempre da dove c’è meno gente e studio le copertine, i titoli e quasi mai le recensioni.

Per comperare Adelphi attendo sempre gli sconti, ma non rinuncio a mettermi davanti allo scaffale per farmi travolgere dai colori dei suoi libri: è la mia cromoterapia preferita!

La persona cinica: “Chi, con atti e con parole, ostenta sprezzo e beffarda indifferenza verso gli ideali, o le convenzioni, della società in cui vive; chi non arrossisce di nulla, impudente, sfacciato”

Folgorata dal titolo e dalla foto l’ho comperato senza leggere nemmeno la quarta di copertina.

È stata una lettura spassosa…se condividi il cinismo!

Il libro è una raccolta di racconti, precisamente 11, che ruotano intorno alle donne, non disdegnando anche gli uomini. Il periodo di scrittura è nel mezzo delle due guerre mondiali, quindi dimenticatevi il politicamente corretto: non esisteva ancora. Per capirci, ecco uno strancio:

Tratto da “Apparenza e realtà”
«Se ti sposi, allora insisto che lasci il tuo lavoro. Il posto per le mogli è la casa, e l’idea che una donna sposata rubi il pane di bocca a un uomo va contro i miei principi».

Una lettura scorrevole e senza inciampi. Quando finisce, vorresti leggerne ancora!

Il politicamente corretto

Foto personale

Concetto abusato così tanto, soprattutto da chi corretto non è.

Mi piace tantissimo questa definizione…quasi come le ortiche nelle mutande! Non c’è nulla di giusto nel creare un precetto che puzza di discriminatorio da lontano.

La correttezza non sta nelle parole che usi per definire una persona facente parte di una minoranza, se poi viene ghettizzata proprio perché non è la maggioranza.

Non dovrebbere esistere. Ci si sforza di non offendere e l’errore è a monte.

Afroamericano invece di nero, negro o raccogli cotone.

Diversamente abile invece di handicappato.

C’è una guida stilata dal movimento LGBT per l’uso dei termini giusti per approcciarsi all’ identità di genere.

Quindi, facciamo il punto: devo necessariamente usare termini corretti per non ledere la sensibilità altrui, e queste parole, in origine sono state coniate da chi non voleva offendere, ma pensava sicuramente che il diverso dovesse avere un’etichetta.

Se sei gay, lesbica, etero,cieco, nero, ecc…, a me non interessa. Io guardo oltre e non ti giudico. Hai il mio disprezzo solo se non mi rispetti.

Questa manfrina del politicamente corretto è solo un abbaglio per distrarci dell’intolleranza.

Quante volte ho sentito dire dopo aver insultato a bassa voce qualcuno: “…Ma io ho un sacco di amici che sono gay, o neri…” e ultimamente abbiamo fatto sfoggio di amici Novax, di amici Ucraini, ecc…

Il pregiudizio è insito già nella frase, come se per giustificare il commento scorretto che hai fatto prima su questa persona, devi per forza sottolineare la tua apertura mentale verso una qualsiasi minoranza.

Sei un fake!

A questo punto esigo il “politicamente scorretto” come usano tanti bravissimi “comici”, che adottano un linguaggio scurrile, fanno battute anche difficili da digerire…

…e se sorridi ma poi rifletti, tu sei quello corretto, non chi commenta scandalizzato e poi girato l’angolo dove nessuno lo può vedere denigra e disprezza.

Un po’ di coerenza non guasterebbe, un po’ di umanità neppure!

Idee che non muoiono…

Uno dei pezzi più belli di 2Pac che fa parte del greatest hits postumo uscito nel 1998.

Ho un ricordo del giorno in cui morì molto nitido, il 13 settembre del 1996: io lavoravo in questo negozio dove vendevamo streetwear di importazione e l’hip hop si respirava nell’aria.

Il negozio era il ritrovo di molti rappers e simpatizzanti della scena torinese e quel pomeriggio è stato contornato da pianti e rabbia.

Una giovane promessa stroncata da cinque colpi d’arma da fuoco, e a tutt’oggi non si sa bene chi sia stato.

Non sono mai stata amante della West Coast, ma lui nei suoi testi ha sempre portato speranza, lotta, ribellione verso il ghetto dove era cresciuto come molti esponenti della scena in quel periodo.

“Si può uccidere un uomo, ma non si può uccidere un’idea”

Citazione

Predicare bene & razzolare male…

Immagine personale

Predicatori e predicatrici, ne abbiamo?

Ah, nella mia vita ne ho conosciuti tantissimi!

Sono quelli che si prendono la libertà di insegnarti come si sta al mondo, come vivere per non avere problemi con nessuno, per andare d’accordo con tutti senza provocare attriti.

Insomma, n’a vita che scorre senza strappi…

Ma siete proprio sicuri che a me interessi?

C’è sempre stato in questi trent’anni, qualcuno che cercava di riportarmi allo status vegetativo con frasi e concetti che io non riuscivo proprio ad assimilare:

– Se fai così, ti farai odiare;

– Ma non puoi fartelo andare bene?

– Almeno fallo per il quieto vivere…

La vita è fatta di scelte, ponderate, o meno, e solo per il fatto che fossi “diversa” alcune persone pensavano di potermi “salvare da me stessa” rimettendomi nei binari giusti.

Mi è successo qualche volta di scontrarmi con esseri umani, che dichiaratamente cattolici praticanti pensavano di avere molta più moralità e carità di me nell’affrontare la vita.

Io sono atea, ma questo non significa che io non abbia rispetto per gli altri, anzi…

La religione che ognuno pratica o che non pratica ma dice di seguirne i dettami nella quotidianità facendo volontariato, aiutando negli oratori, insegnando catechismo ai bambini poi, all’atto pratico è solo una bella favoletta che raccontano.

Predicare bene…

Persone sempre sorridenti, accondiscendenti, gentili oltremisura, che non ci parte mai “il vaffanculo terapeutico”, che piuttosto di mostrare una smorfia vagamente somigliante alla rabbia contraggono i muscoli facciali, non sono gradite alla mia persona.

Dico questo, perché solitamente sono gli stessi individui che non si sbilanciano mai, io li chiamo “La Svizzera” e non posso proprio dare fiducia ad una persona che non ha un suo punto di vista, un’opinione ben definita.

In conclusione posso dire che sono una persona che non parla con tutti, e se non rivolgo la parola a qualcuno è perché non ho interesse a comunicare, sono educata…sempre, ma diciamo che se non provo molta simpatia te lo faccio capire ampiamente, o te lo dico.

Almeno… io non predico e razzolo malissimo anche da sola…

Anticipiamo la lettura del libro? Adesso si può…

Quando le lacrime si confondono con la pioggia

Ho deciso, visto che c’è questa opzione, di far uscire la bozza di tutto il libro non editata di “Quando le lacrime si confondono con la pioggia”.

Potete leggerlo in versione integrale dopo aver fatto il preordine, e ovviamente chi lo ha già preordinato lo troverà una newsletter nelle mail.

Il libro arriverà comunque a dicembre!

Mi è sembrata la cosa più giusta da fare.

Troverete tutto lo splendore della mia imperfezione, quindi sono felice.

Non ho altro da aggiungere se non…

…Buon viaggio e buona lettura a chi vorrà anticipare ciò che arriverà a dicembre.

Commenti, critiche, giudizi, sono sempre ben accetti.

Per chi non sa di cosa sto parlando, il link del mio libro è questo dove c’è la sinossi, l’inizio del libro e il perché l’ho scritto:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Low🖤

“La faccia sporca della pace” di Pier Manzoni

Qui sotto trovate un estratto pubblicato dall’autore.

Lo sto leggendo ed è molto coinvolgente, una trama di tutto rispetto, una scrittura fluida che non stanca.

«Buongiorno…» Odio quando mi distolgono dal mio primo caffè, figurarsi dall’ascolto di uno dei miei pezzi preferiti…  Togliendo le cuffie e rimanendo con lo sguardo fisso sulla tazza, mi rivolgo in maniera poco cortese a quella voce stridula… «Un caffè al Valentin, non è un caffè da interrompere…» «Non si usa la cortesia, Signor…?» Alzo […]

da “LA FACCIA SPORCA DELLA PACE”
La quarta di copertina e biografia

Il mio libro in preordine…

La prima pagina

-74 giorni.

La campagna di crowdfunding è cominciata da qualche giorno.

Di che cosa parla il libro?

Parla di amicizia, un legame così forte che smuove forze e montagne, di riscatto e ribellione, perché le persone non possano abusare di noi senza essere in qualche modo fermate.

S’intrecciano storie e nulla è realmente come sembra.

Questo libro è una canzone, una melodia che ti rimane in testa e continua a girare in loop, è Parigi, New York e due città italiane, è sangue, amore.

C’è tanto racchiuso in poco più di 200 pagine e i personaggi sono così veri, che ad un certo punto della narrazione pensi che esistano davvero…

Lascio il link per il preordine dove potete trovare le prime pagine del libro, la sinossi, le recensioni fatte da persone amorevoli:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Questo è il primo estratto:

Una delle tante canzoni contenute nel libro

“Nevermind whats done is done
Always was a lucky one”

Da “Still”

Vostra Low🖤

Beetlejuice, Beetlejuice,…🤐🤫

Chi di voi non ha visto “Beetlejuice: spiritello porcello”? Un film diretto da Tim Burton nel lontano 1988.

Beetlejuice è un non morto inaffidabile, volgare e pervertito che di professione fa il “bio-esorcista”, ovvero il contrario del classico esorcista: si sbarazza degli umani con l’uso di scherzi crudeli per dare pace agli altri spiriti.

Era sufficiente nominarlo tre volte e lui compariva provocando danni e caos.

Vorrei richiamare all’attenzione questa pratica di pronunciare un nome, che solitamente corrisponde ad una persona con cui abbiamo interrotto i rapporti per svariati motivi a causa di una rottura  cacciandola fuori dalla nostra vita anche in malo modo, e che all’improvviso ritorna.

A volte, sembra che parlandone anche con una certa rabbia per il rapporto andato male, per il tradimento subìto, a distanza di giorni o magari di ore si materializza in qualche maniera.

Un fantasma del passato che si riaffaccia.

Come nel film, bisognerebbe evitare di fare nomi del passato, perché se li abbiamo relegati nella nostra cantina buia un motivo c’è, ma ogni tanto risale la nostargia e si torna lì col pensiero, come se il tempo affievolisse il dolore provato.

Non è così, almeno per me: quando arrivo a chiudere un rapporto non c’è possibilità di ripresa.

Nessuno potrà ferirmi ancora…non più.

Quindi, pensate bene prima di nominare qualcuno che non avete piacere di risentire e mai per tre volte…

…potrebbe ricomparire!

Colle der fomento – Nostargia

“C’è voluto un cancro” di Alice Spiga (storia di una rinascita)

Immagine personale

Ho passato il fine settimana in compagnia di Ali e del suo libro.

https://alicespigablog.wordpress.com l’ho conosciuta qui, su wordpress e mi è subito piaciuta per la franchezza con cui scriveva i suoi post, senza voli pindarici, senza maschere…come il suo libro autobiografico.

Il titolo non lascia scampo all’immaginazione e sai benissimo che l’argomento trattato potrebbe crearti paranoie e molto da pensare, ma non è così, almeno per me.

Quando ho letto l’ultima parola e chiuso il libro la mia sensazione era più simile alla gioia, e ho subito pensato: “Fantastica, Ali!”

Sì, perché in queste 228 pagine c’è tutto quello che l’autrice ha passato scandito in una sorta di diario a puntate dove, questa donna coraggiosa si racconta senza alcun filtro, senza paura di giudizi o altro, offre un servizio pubblico non indifferente.

Mi piace pensare a chi, affrontando questa terribile esperienza, possa trovare conforto emotivo e psicologico attraverso questo libro.

Qui c’è scritto tutto: esami, terapie, tempistiche, reazioni, dubbi, domandone, perplessità, ma la cosa più importante che non ha fatto staccare gli occhi dalle pagine è stata Alice con le sue emozioni nude.

Si parla moltissimo di sentimenti e paranoie, di quanto fosse stato difficile accettare questa malattia arrivata senza avvisare e stabilita nella sua vita, in modo decisamente ingombrante, per anni.

Alice ha fatto tutto passo dopo passo, uno scalino alla volta e la cosa più importante che ha avuto l’intelligenza di fare, anche nel dolore e nello sconforto, è stata farsi aiutare, informandosi dalle fonti giuste, con la paura e l’ansia come compagne di viaggio, ma andando avanti.

Ci sono, all’interno, anche un sacco di annotazioni pratiche che servono tantissimo a chi affronta il suo stesso percorso.

Consiglio il libro di Alice a tutti e non solo a chi ha avuto un cancro o lo sta combattendo, perché ti lascia una sensazione di vittoria, di benessere e rinascita in ogni senso.

In fondo, chi condivide un’esperienza del genere, scrivendone un libro lancia un grande messaggio di amore e lotta.

Arrendersi mai…combattere sempre!

…Lo guardai e sorrisi: ” È il momento di nominare la malattia, di darle dignità, di smettere di nascondere a me stessa e agli altri quello che sto vivendo”.

Da “C’è voluto un cancro”

Grazie di averlo scritto, Ali!

Low🖤

È venerdì sera, gente!

È stata una settimana molto pesante, ma oggi ho ascoltato tutto il giorno questo album ed è volato via questo giorno…

Un pezzo vecchio, intriso di rabbia, di parole che ti trafiggono e rimangono dentro, senza possibilità di uscita.

Ascoltandolo, puoi fare solo una cosa…muovere la testa a ritmo!🤘

I Rage against the Machine fanno parte della Mia musica ricorrente, che non mi fa dimenticare il passato…

Ribelli nell’anima…

Foto personale

Bavagli, censure, muri di gomma, insulti e punizioni.

Non è sufficiente per me…non mi si ferma.

Se nel periodo formativo leggi cose che non trovi facilmente, ascolti musica di un certo tipo e fai parte della minoranza schernita e additata, sviluppi un certo tipo di anticorpi difficili da aggredire.

Non sono qui per vantarmi o per fare la maestrina e insegnare cos’è la ribellione, perché ti nasce e cresce dentro senza bisogno di alimentarla.

Perché non puoi essere come tutte quante?

Perché vuoi farmi dannare?

Cosa credi di dimostrare?

Non cambierà niente. Cerca di non tirare troppo la corda. Chi ti credi di essere?

Quante volte mi è stato chiesto con rabbia, quasi come se la sbagliata fossi io, e dovessi necessariamente rientrare nei ranghi, deporre le armi e rassegnarmi a camminare all’interno dei binari prestabiliti dalla società.

Non ci riesco, e forse non ci provo nemmeno.

“Ma come, adesso sei madre, e certe cose non le devi più fare o dire…”

Come se diventare madre fosse la fine della vita, ma non sarà così, e soprattutto bisogna far vedere a questi bambini come vivono le donne libere, che non hanno paura di esserlo.

Non ti piaccio perché sono troppo, perché sono esagerata e non metto filtri di “volemose tutti bene?”, spostati e vai…io non mi smuovo di un millimetro.

La ribellione non è una cosa che decidi a tavolino, e ha diverse forme, è mutevole nel tempo, nello spazio, e alcune volte caratteriale.

Spesso viene soffocata nella crescita, come se fosse un difetto di fabbricazione…il diverso fa sempre paura o nel mio caso (spesso) incuriosisce o incute timore.

Chi supera la mia predispozione ad essere diffidente, a non parlare con tutti, a non concedere la mia vita in pasto ai lupi diventerà un amico fidato, un compagno di vita, e avrà la mia totale attenzione e premura.

La magia dei rapporti mi affascina molto, mi piace scavare, ascoltare e non giudicare “il libro dalla copertina”, e vi vedo: sorridenti davanti e giudicanti dietro.

Una scrollata di spalle e svanite nel nulla.

Pensate di ferirmi in qualche modo?

Ci ha già pensato la vita, che in alcuni tagli aperti ha aggiunto sale ancora e ancora.

Ogni tanto ascoltate quel rumore sordo e continuo dentro di voi, assomiglia al bussare le nocche su una porta: provate ad assecondarlo anziché zittirlo…

…è la ribellione che vuole uscire, che non vi permette di andare oltre, che non vi fa dormire la notte…

…lasciatela parlare e sarete liberi…più liberi di adesso…liberi di essere ciò che volete.

Il mio libro è un grido di libertà, un fuoco che diventa incendio…e non smette di bruciare nemmeno con la parola “Fine”.

Vi lascio il link del preordine, dove c’è la sinossi, l’inizio del libro, tutte le recensioni di persone care e il perché l’ho scritto:

https://bookabook.it/libro/quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Questo è il primo estratto, che vi porta un pochino più dentro al mondo di Penelope:

https://lowprofile790041255.wordpress.com/2024/03/13/un-estratto-da-quando-le-lacrime-si-confondono-con-la-pioggia/

Vostra Low🖤

Bentornata Pa’…🖤

Quando ci sono, quando posso, quando ho da dire, quando catturo un’emozione e decido di lasciarla andare, quando è ora di cambiare, quando c’è il momento… Io sono così, vivo per come dico e dico per come vivo, non ho filtri, maschere non fingo, amo quello che faccio e come dice una mia amica “incollo […]

Mi si prenda così…

Dopo la chiusura del suo blog, Paola Pioletti è ritornata con questo nuovo.

Ero triste che lei non ci fosse nella mia quotidianità. Non era un’abitudine, ma un momento di pace e di bellezza leggerla. Bentornata carra mia!🖤

“BROKENSPEAKERS FEAT. DANNO – CATTIVE NOTIZIE”

Sono cattive notizie da un ogni fonte su ogni fronte
Interno esterno qua l'inferno è lungo tutto l'orizzonte
Le immagini mi gettano in voragini profonde
Con un senso di vertigine che mi confonde
Segnali di disturbo intanto dal centro del potere
Continuano a gonfiare il conto di chi sta al loro volere
Armati di un esercito di servi di mestiere
Che pe' dù spicci in più tutti pronti a non voler sapere
E non vedere ciò che capita ciò che succede
Tanto la gente crede a quello che uno gli ripete
Fregati dalle ideologie e dalla fede
Per questo ancora insisto e faccio ancora buchi nella rete
E non parteggio e non concedo e non tifo
Io sputo rime solo per dire ciò che mi fa schifo
Tanto questa mandata quanto quella precedente
è un altro giorno un altro giro di notizie cattive come sempre

Mamma Samantha & il 1° Maggio

Ho deciso di dedicare la mia festa dei lavoratori a lei.

Si, a Samantha Cristoforetti, astronauta, una donna straordinaria che mi fa essere orgogliosa di esserlo a mia volta.

Domani, primo maggio, lei lavorerà nello spazio e i suoi figli a casa. Che Madre snaturata! Quasi quasi chiamerei gli assistenti sociali!

I soliti pensatori del web l’hanno criticata aspramente per questo, indistintamente uomini e donne. Che fatica la vita di un pensatore!

Ma com’è possibile, che a una donna si permetta di avere una carriera lavorativa e accolli l’incombenza della prole al papà! Vergogna!

100.000 pressapoco, sono i posti di lavoro a cui le donne hanno dovuto rinunciare grazie al Covid, perché con la pandemia c’è stata la classica scelta: chi rimane a sorvegliare figli a casa, e focolare domestico?

Alcune, non hanno avuto scelta e si sono negate il diritto al lavoro, perché il marito guadagna di più, perché le donne hanno quasi sempre un lavoro più precario, perché se hai una certa età hai i figli che si ammalano stanno a casa e non ti assumono, mentre se sei giovane potresti rimanere incinta e stare a casa (come la legge prevede) per il congedo di maternità.

E, quindi sì…il 1° Maggio è dedicato a quelle donne che ce la fanno a gestire tutto, che sono femmine, mamme, mogli, compagne, ma anche lavoratrici.

Ma i papà, che ruolo hanno in tutto questo? Perché la prole del “partorirai con dolore” non è ancora, nel 2022, una condivisione alla pari tra i due genitori?

Poi, ci sono le scelte che non lo sono, e siamo quasi obbligate a stare senza lavorare, perché lo stato non dà nessun aiuto a chi vorrebbe averne uno: i nidi hanno prezzi proibitivi, liste d’attesa infinite, e se non si ha una famiglia numerosa e si è alla fame, la graduatoria non la scavalli, i bonus dati per il lockdown erano una barzelletta e poi… fine dei giochi.

Samantha è l’eroina dei nostri giorni, con un compagno che provvede al benessere dei figli della loro famiglia…dovrebbe essere una non notizia, la normalità! Invece…

Svegliatevi dal torpore, fate girare il neurone e adeguatevi! Il patriarcato è roba vintage…

Samantha Cristoforetti…una di noi!

La pillola rossa o la pillola blu?

Foto personale

Riguardavo qualche scena di Matrix e la domanda di Morpheus a Neo è proprio questa.

Certo, questo è un film, ma le sorelle Wachowsky hanno insinuato un dubbio mica piccolo.

Riadattando il senso della pellicola ai nostri giorni, alla nostra vita trovo che non sia così scontata la scelta.

Pillola blu: la tua vita non cambia. Domani ti sveglierai e sarà tutto immutato, e non ricorderai di aver avuto nemmeno una scelta.

Pillola rossa: ti catapulta in un mondo diverso dove, c’è solo la verità e nient’altro che quella.

Siamo tutti pronti a saperla? Potremmo essere travolti da una montagna di bugie, da un mondo surreale che non saremo in grado di gestire o saremo finalmente liberi dalle menzogne?

Ci sono persone che costruiscono il loro vivere quotidiano trincerandosi dietro a schermate di balle, (penso ai famosi “catfish” del magico mondo di internet) che hanno doppie o triple vite, amanti, o non amano ma dicono di sì.

La verità è una parola che spaventa tantissimo, alcuni non sono in grado di gestirla, altri non sanno cos’è, perché cresciuti da genitori che a loro volta sono stati indottrinati così e si ritrovano a vivere un quotidiano viziato e distorto.

Se ingoiando una pillola potessi sapere la verità sul mondo, sulle stragi, sulle guerre, sulle malattie, vorresti saperla?

E se fossi l’unico a saperlo, cosa faresti?

Secondo me non sarebbe un fardello facile da gestire da solo, ma magari vedendo che altri sanno, si potrebbe stare meglio e fare qualcosa di concreto per divulgare ciò che la maggior parte di noi ignora.

Stiamo andando verso un periodo dove, la verità è un pericolo, mentre la menzogna ci rasserena.

Il mondo gira al contrario, ma nessuno lo ferma per ridare il senso giusto alle cose.

Musica per vecchi animali – film

Foto personale

Ho già parlato di questo film, perché amo Stefano Benni da tutta la vita, ma non solo per questo.

Tratto dal suo libro “Comici, spaventati guerrieri”, Benni ha co-diretto questo viaggio di tre personaggi improbabili (uno è Dario Fo, l’altro è Paolo Rossi) per associazione, in un mondo apocalittico, quasi post-bellico.

Aver visto un film del genere a 15 anni ti lascia un segno, come aver letto libri di filosofia, di politica, di lotta per la libertà.

La trama rispecchia il libro, e fa riflettere parecchio sul dove stiamo andando, cosa stiamo facendo e il perché lo facciamo.

Non ha effetti speciali, nessun mostro da sconfiggere, niente armi, ma tante parole che colpiscono dentro e fanno male o bene, dipende dell’interpretazione che si dà, dal proprio vissuto.

Ecco il film.

Musica per vecchi animali (1989)