Musica per vecchi animali

Era il lontano 1989.

Un film ambientato in un futuro apocalittico dove personaggi curiosi si uniscono e intraprendono un viaggio.

Tratto da “comici spaventati guerrieri” di Stefano Benni co- regista anche della pellicola.

Il titolo del film mi ha seguito per metà della mia vita, perché io ascolto proprio quello: “musica per vecchi animali”.

Penso che il periodo per la formazione di gusti personali sia decisamente l’adolescenza, in special modo per la musica.

La mia paghetta veniva ripartita tra vinili, libri e concerti nei centri sociali.

Tutto girava attorno a questo: sogni, ideali, amici che condividevano lo stesso genere, il medesimo stile di vita.

Poi si cresce e si cambia, o meglio, c’è chi si adatta inseguendo le mode del momento e chi, come me, rimane ancorata saldamente alla Sua musica, senza permettere a nessuno di contestarne i gusti: un assolo di chitarra, il tupa tupa della batteria, il testo che ti rimane in testa e ti ossessiona, ma non perché sia orecchiabile, perché ti fa pensare, riflettere, il flow che ti penetra dentro e quel ritmo che non dimentichi più.

Non sono totalmente chiusa nelle mie posizioni e negli ultimi vent’anni ho ascoltato anche “cose nuove”, diciamo così, ma non c’è nessuna evoluzione anzi, trovo una regressione di contenuti e di melodie: tutte uguali, distorsori vocali, mille effetti per coprire deficit vari ed eventuali, cover delle cover.

Forse sono troppo legata al passato, ma che ci posso fare, mi piace ricordare i tempi in cui la musica era il centro di tutto e non il palcoscenico, i costumi, le luci, le chiappe al vento come elemento di disorientamento per non vedere la mediocrità.

Una volta andavi ad un concerto e ti gustavi l’attesa, la calca all’ingresso, il pogo e: “se ci perdiamo, ci si becca al bar alla fine” e non: “controlla la batteria del telefono che devo fare il video”.

In una società che ormai va a velocità triplicate, dove tutto deve essere too fast, almeno la musica vogliamo ascoltarla come si deve?

Il fruscio del vinile è diventato obsoleto, perché il suono deve essere perfetto, puro. E chi l’ha detto?

Nel 2013 Dave Grohl insieme a un gruppo di ” vecchi animali” incide “Sound City real to reel” interamente su bobina, alla vecchia maniera e si sentono le imperfezioni, il suono è sporco, impastato, sublime. Lo ha fatto per omaggiare il vecchio studio Sound City ormai chiuso, dove sono passati gruppi storici e indimenticabili che hanno prodotto dischi immortali.

Io, quando sento per puro caso la radio mi innervosisco, e al secondo pezzo falsariga del primo, spengo.

Molto meglio il silenzio.

L’underground è sempre attivo, ma ha bisogno di ossigeno per sopravvivere e non soffocare in mezzo ai piani di marketing spietati per promuovere la solita merda, spacciata per cioccolata.

LA MUSICA CI SALVA SEMPRE L’ANIMA

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2 pensieri su “Musica per vecchi animali

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